‘Ignoto’ è il motivo per cui gli OvO non sono su tutte le copertine delle riviste specializzate. La recensione in questione potrebbe anche terminare così perché veramente, dopo oltre vent’anni di onorabile attività, il duo noise rock non ha più bisogno di presentazioni. Le digressioni nello sludge più perverso di ‘Miasma’, uscito chirurgicamente per la pandemia e di conseguenza non promosso a dovere, non mancano nemmeno stavolta, così come i rituali sciamanici (‘La Morte Muore’), ma tra un “Distillato di Tenebre” e l’altro, Stefania Pedretti (?Alos, Allun) e Bruno Dorella (Ronin, Bachi da Pietra) hanno saputo proporre diverse novità. L’approccio all’elettronica per esempio, al pari di retaggi doom-esotetici in quantità, un mixaggio diverso dal solito – a cura di Giulio Favero – e un paio di stacchi punk di puro nichilismo. Mentre sci-fi e realtà si incontrano nella zona del crepuscolo, vengono in mente i CCCP ed i Killing Joke, la poetica degli Isis e dei Red Sparowes ma anche Dead Elephant, Gnaw e Black Engine, per un disco formidabile, illustrato in rigoroso bianco e nero dal tatuatore Simone Ruco, da ascoltare tutto di un fiato, dall’inizio alla fine e non spezzettato su Spotify, per cercare almeno di intravedere un barlume del nostro puerile futuro.