Nati come tribute band dei Death SS, i toscani sono presto diventati uno dei migliori gruppi live della nostra scena e di album in album hanno saputo imporsi anche a livello internazionale, con suoni sempre più incisivi e idee in grado di raccogliere consensi in più ambiti. Fare meglio di ‘Rituals Of Black Magik’ non era affatto semplice, ma in questi cinque anni, tra concerti, cambi di formazione e momenti difficili, la scrittura si è raffinata e la varietà di soluzioni melodiche e ritmiche è cresciuta in maniera esponenziale. Così il concept di un tempo è stato sviluppato in un’ottica ancora più ampia e le canzoni sono nate in modo da esaltare le doti vocali di Eleonora “Steva Deathless” Vaiana. La sua figura è centrale e non solo perché stringe il microfono e rappresenta buona parte dell’immagine del gruppo, con la bellissima Revyla chiamata a rendere uniche le performance. Da anni non mi capitava di sentire una voce così, di spalla alla Strana Officina è stata autrice di una prova fenomenale, ma soprattutto di vedere una cantante connettersi in maniera tanto forte col proprio pubblico. Di solito queste cose succedono con le realtà estere e per questo dobbiamo tenerci stretti i Deathless Legacy, godere della loro evoluzione - anticipata con la pubblicazione della suite ‘Saturnalia’ oltre ai due singoli in collaborazione con Steve Sylvester - e omaggiare inni heavy metal come ‘Nightfall’ e ‘Absolution’, incastonati in una scaletta ed in un lavoro grafico da brividi. Le tastiere di Alex Van Eden (Vision Divine, Angra, Sailing To Nowhere) si sono guadagnate un rilievo importante nel mixaggio di Simone Mularoni (Ultra-Violence, Labyrinth) e il batterista Andrea “Frater Orion” Falaschi (Motus Tenebrae) permette agli altri membri di passare dal symphonic al progressive, dal gothic al true metal senza perdere nulla in termini di energia. É un buon momento per l’heavy toscano, visto che anche i Wind Rose stanno facendo grandi cose con Napalm, ma questo è un disco che potrebbe sul serio donare a Scarlet la visibilità che merita da tempo (Extrema, Frozen Crown, Stormlord..) e dare modo ad appassionati e addetti ai lavori di parlare con orgoglio di una scena italiana alla ricerca di una resurrezione.