Uno dei pochi dischi rock americani interessanti di quest’anno è il debutto su lunga distanza del trio di Chicago, che aveva già messo in mostra buone doti in occasione della pubblicazione dell’EP ‘Horsegirl: Ballroom Dance Scene’. Adesso è tutto perfetto, l’affiatamento tra le tre ragazze è cresciuto a dismisura e il supporto della Matador ha permesso di non sbagliare praticamente niente. Lee Ranaldo dei Sonic Youth impreziosisce ‘Beautiful Song’ con la sua chitarra e le scelte di John Agnello, produttore tra gli altri di Okkervil River, Waxahatchee e Madrugada, esaltano le qualità individuali, dietro ad una patina lo-fi (‘Anti-Glory’ e ‘Option 8’). Alcune influenze sono palesi, su tutte Pavement e Gang Of Four, e gli intrecci vocali tra le due chitarriste Penelope Lowenstein e Nora Cheng mi hanno addirittura riportato alla mente le Kaelan Mikla. In ‘Version Of Modern Performance’ non troverete però quello stupido copia e incolla che si percepisce scorrendo le tracce di qualsiasi playlist indie promossa da una major. Al contrario le Horsegirl, guidate nell’andamento obliquo dalla batterista Gigi Reece, si muovono con intelligenza tra shoegaze e noise pop, celebrano le icone del passato ma, a differenza per esempio delle Warpaint, cercano di distinguersi dalle colleghe che rincorrono i trend, mettendo al primo posto la trasportabilità live del materiale.