Gli ungheresi sono al quinto album, ma questa è la loro produzione più ambiziosa ed è evidente che il contratto con un’etichetta di importanza mondiale come Napalm Records possa fare la differenza in termini di popolarità al di fuori dei propri confini. Con il passare degli anni il sound punk della band guidata da Zsuzsa “Shakey Sue” Radnóti, una bellezza stratosferica ed una voce unica, ha incorporato influenze post-hardcore e alternative metal che lo hanno reso sempre più esplosivo e senza dubbio attraente per chi ama i Jinjer, così come per chi è cresciuto con Spice Girls o The Offspring. I suoni sono spettacolari e ‘Old Tomorrows’ stabilisce subito gli standard di una scaletta molto breve, solo ventotto minuti di durata, efficace e pungente. Nel corso dell’ascolto Sue si mostra abile ad alternare passaggi decisamente aggressivi e metal con altri nei quali il suo timbro vocale viene sfruttato al massimo e la tensione che si viene creare tra queste due dimensioni quasi all’opposto è uno dei punti di forza del lavoro. Parlare della sola parte audio non avrebbe però molto senso perché ammirando i videoclip di ‘Witches Heal’ (dal precedente ‘God On The Run’) e ‘Chaos’ (un testo di liberazione dalla repressione quotidiana e sulla difesa della propria personalità) oppure il “bagno di sangue” di ‘Weeping Willow’, risulta palese quanto sia importante la componente visuale. Di sicuro l’ingresso in line-up del chitarrista Jozzy, avvenuto circa cinque anni fa, ha rappresentato una svolta e pezzi come ‘Body Bag’ e ‘PBSS’ potrebbero rappresentarne un’altra, ancora più significativa.