Mi fanno male le orecchie. Anche in passato i ragazzi di Nashville si erano distinti per una brutalità fuori dall’ordinario, ma è quando si fondono la tecnica e l’abilità compositiva che le idee più aggressive e maniacali diventano vincenti. E ‘A Love To Kill For’ sembra davvero un disco vincente. Gli autori di ‘Cost For Sacrifice’ sono progrediti sotto tutti gli aspetti e l’esperienza accumulata dal vivo ha reso ancora più letale una proposta che si poggia sul mathcore e sul metalcore, ma che poi prende spunto da diversi generi. Assieme a Randy LeBoeuf, produttore tra gli altri di The Acacia Strain e Jesus Piece, hanno completato quattordici tracce per trenta minuti di violenza allo stato puro. Le collaborazioni con Matt McDougal dei Boundaries (‘To Die In The Grip of Poison’) e Matt Honeycutt dei Kublai Khan (‘Devoured’) servono a fare ancora più casino, però sarebbero stati sufficienti pezzi come ‘Retribution’ o ‘At My Hands’ per mandare fuori di testa i fan di The Dillinger Escape Plan e Car Bomb, così come chi è cresciuto con Glassjaw, The Blood Brothers o Poison The Well. I suoni sono pazzeschi, l’atmosfera è cupa anche se i colori non mancano e, poco dopo il “sacrificio finale”, ‘Our Beauty Decayed Nothing Was Left’ segna l’apice di una prima era. Vedremo cosa sapranno fare in futuro, soprattutto se riusciranno a fare breccia anche nel mercato europeo, perché di gruppi così ne abbiamo proprio bisogno.