Gli Skindred sono, ormai, una garanzia. Sai sempre cosa aspettarti da gente come loro. Non inventano nulla, frullano tutto quello che gli capita a tiro, mescolano e poi danno origine ad un crossover non originale, ma molto godibile. Sono tra gli ultimi baluardi di un genere (appunto, il crossover) suonato come venne concepito alla fine degli anni ottanta e gli inizi dei novanta. Chitarroni pesanti, a volte di stampo Black Sabbath (“Our Religion”), digressioni in altri generi, soprattutto il reggae (“Mama” e “This Appointed Love”) e l’immancabile rap e in questa maniera il divertimento è assicurato, in principale modo in sede live dove i gallesi sono delle vere e proprie macchine da guerra. L’aspetto radio oriented, anche questa volta, non viene messo da parte, grazie ad una serie di pezzi orecchiabili e di facile fruizione come il singolo “L.O.V.E. (Smile Please)”, la spettacolare “Set Fazers” e l’incisiva “Gimme That’s Free”. Tutto, dunque, vira per il verso giusto e l’aspetto più interessante risulta il fatto che quest’album cresce ascolto dopo ascolto. La band, tra le altre cose, suona in maniera spettacolare e sa coniare bene il mood tipico dei suoi anni con le influenze moderne che, comunque, sono arrivate anche a loro, vedi l’elettronica che è usata con gustosa parsimonia. Di certo, “Smile” non è il miglior disco della carriera degli Skindred, ma può essere considerato come un buon punto di inizio per chi non ha mai avuto il piacere di conoscerli. Ci sono spunti così interessanti (“Life That’s Free”) che fanno capire come con il passare degli anni si possa sempre migliorare. Sufficienza piena ancora una volta.