Il gruppo garage punk di Nyköping è stato rispolverato dall’attiva Lövely Records, etichetta tra gli altri di The Holy Ghost e Rotten Mind, e la collaborazione ha raggiunto dei livelli insperati. Non solo ‘Swedish Woods’ è uno dei dischi punk migliori usciti in Scandinavia da anni, assieme all’omonimo lavoro degli Svart Katt, ma è un disco capace di riconciliarti con la vera musica rock, quella dei concerti, dei locali fumosi e dei volumi assordanti. Non quella delle tribute band o dei progetti da studio portati avanti da musicisti che non trovano nemmeno il tempo di scattare una foto promozionale assieme. I tempi sono cambiati da quando, nel lontano ‘99, i Manikins si sono formati in nome dello scandi rock (The Hellacopters, Gluecifer..) ma anche di influenze meno ordinarie. Tra i maggiori riferimenti ad inizio carriera c’erano infatti i giapponesi Teengenerate e gli americani The Devil Dogs. Il loro sesto lavoro, mixato dal cantante e chitarrista Joakim Forsberg, include dodici pezzi folgoranti, selezionati tra ventisei per fare in modo che ogni singolo istante fosse imperdibile. Detto che probabilmente amerei anche gli altri quattordici, il gruppo ha centrato in pieno l’obiettivo perché non vi pentirete di nessuno dei trentuno minuti che dedicherete all’ascolto di ‘Swedish Woods’. Due mine come ‘Can’t Give You Up’ e ‘In My Head’ mi hanno fatto subito pensare a ‘Crocodiles’ (magari è un riflesso incondizionato chi lo sa..) mentre ‘Too Cool For The Modern World’ e ‘Set The World On Fire’ traducono una voglia maggiore di guardare avanti e credere nel futuro. In attesa di ascoltare le tracce dal vivo, i Manikins ci hanno regalato un perfetto antistress per le giornate più grigie. È potente, trash, semplice ma con un tocco di finezza che ti fa venir voglia di ascoltarlo ancora e ancora. Niente è così senza età come i boschi oscuri e massicci della Svezia, e in un periodo di turbolenza volevamo creare qualcosa di simile nella nostra musica. Non per niente hanno dichiarato che l’album “è potente, trash, semplice ma con un tocco di finezza che ti fa venir voglia di ascoltarlo ancora e ancora. Niente è senza tempo come i boschi oscuri e massicci della Svezia, e in un periodo di turbolenza volevamo creare qualcosa di simile!”. In definitiva hanno saputo fare meglio di ‘Bad Times’ e soprattutto hanno saputo reinventarsi dopo essere stati i bravi ragazzi delle superiori.