Due anni fa ero rimasto molto colpito dal debutto del trio strumentale noise tedesco, non solo perché possedeva un sound estremamente eterogeneo ma perché pareva la risposta a ‘Stroh zu Gold’ dei Trialogos di Conny Ochs., appena tornato nei negozi col meraviglioso ‘Wahn Und Sinn’. I margini di crescita erano comunque importanti e il superbo ‘Adria’ è la dimostrazione che il gruppo si è evoluto rendendo ancora più imprevedibile e vario l’approccio compositivo. In ‘Adria’ troverete la grana di chitarra che piace tanto a Sonic Youth e Jesus Lizard, basso distorto e sempre in primo piano, synth in quantità ed un groove live che trasmette una voglia matta di respirare l’aria di un concerto. Quando si legge degli Zahn in rete, i paragoni sono tanti: dai Pink Floyd ai Neu!, dai Metz ai Trans Am. Sinceramente però li trovo tutti abbastanza fuorvianti al cospetto di una personalità così forte. I due Heads. Chris Breuer (ex-The Ocean) e Nick Stockmann duellano con Felix Gebhard (Einstürzende Neubaten) e la lista dei crediti è lunghissima. L’album è stato registrato sotto la supervisione di Peter Voigtmann (Shrvl) ed il mixaggio e la masterizzazione sono stati curati da Magnus Lindberg (Cult Of Luna). Altri contributi sono arrivati da Markus E. Lipka (Esinevater) in ‘Amaranth’, Johanna Gemma Auguri in ‘Tabak’ e dai due Radare Jobst M. Feit e Fabrian Bremer in ‘Schmuck’ e ‘Idylle’ mentre la copertina è stata realizzata da Lupus Lindemann (Kadavar). Oltre alle canzoni citate, in scaletta spiccano la psichedelica ‘Apricot’ e ‘Faser’, per un rilassante tuffo in piscina dal quale non tornerete più gli stessi. E proprio la componente psichedelica ed una tendenza al post-rock potrebbero essere le chiavi per leggere il futuro in un’ottica di maggiore esposizione a livello internazionale.