Sono frastornato, vi giuro. Questa è la tipica release che odio perché gioca sul destino di una band, sulla tragedia, sulle emozioni di chi, ancora oggi, ascoltando certe canzoni e certi testi sta veramente male. Sono frastornato perché quando partono pezzi come ‘Shovel Knockout’ o ‘Angels Don’t Kill’ pare sul serio di trovarsi alla Ice Hall di Helsinki, città meravigliosa dove purtroppo mancano sempre di più i locali di dimensioni importanti e tanti posti speciali come il Nosturi ed il Bäkkäri hanno chiuso. É una sensazione strana. Scorrendo le tracce mi sale in mente quando ho ascoltato per la prima volta Children Of Bodom, tutte le vostre che li ho intervistati – una volta davvero epica all’Ankkarock Festival di Vantaa – ma soprattutto quello che ho provato quando sono arrivati in redazione i loro promo. Ricordo alla perfezione cosa dicevano gli addetti ai lavori all’uscita di ‘Hatebreeder’, il clamore che suscitò ‘Hate Crew Deathroll’ (il mixaggio è superbo e la versione live di ‘Needled 24/7’ toglie il fiato), il successo planetario, la crisi, i problemi di dipendenza dall’alcol del leader. La sua morte è ancora troppo vicina nel tempo (‘Are You Dead Yet?’ metti i brividi) e non so nemmeno quanto siano felici di questa operazione gli altri membri. É tutto scritto nella mia mente e questo disco dal vivo, nel bene o nel male, lascia che riaffiori tutto con freddezza e cinismo. Al calore ci pensa il pubblico della Ice Hall, fragoroso al cospetto delle hit di una vita e in generale suddito di una proposta che ha letteralmente mutato il corso degli eventi. Il death metal melodico non è stato più lo stesso da quando i Children Of Bodom sono apparsi sul mercato e non lo sarà mai. Ascoltare ‘A Chapter Called Children Of Bodom’ è surreale, ma vi assicuro che c’è molto di peggio nella vita.