Per una volta gli inglesi mi hanno trasmesso la sensazione di aver messo il pilota automatico. Il successore di ‘Give It Back’ sembra infatti concedere troppo ai fan di vecchia data e lasciare meno spazio invece alla creatività che, nel corso della lunga carriera, ha sempre caratterizzato l’invidiabile discografia del gruppo. Non era quasi mai accaduto in passato e ciò deve essere visto come un complimento e non come una critica, considerate le pagine di storia scritte a partire da ‘Variations On A Dream’. Ci sono degli spiragli di luce, dalla copertina che personalmente sento molto vicina a tracce come ‘Rubicon’ e ‘It Leads To This’, in cui Bruce Soord dimostra ancora una volta di essere di una categoria superiore, e nel complesso l’opera è di alta qualità sotto tutti gli aspetti. Se parliamo però di un mondo condannato e di una tossicità che non proviene solo dall’esterno, qualche spunto originale in più avrebbe contribuito a rendere più robusto l’ascolto. ‘The Frost’ e ‘Every Trace Of Us’, la prima legata all’universo di ‘All The Wars’ e ‘Magnolia’ e la seconda decisamente ispirata all’era, magica e forse irripetibile, di ‘Tightly Unwound’, suonano familiari e confortevoli. Quel tipo di familiarità che dopo un po’ risulta pesante e impedisce a ‘It Leads To This’ di ergersi alle medesime vette qualitative di altri capitoli della storia dei Pineapple Thief. Strepitosi i continui scambi armonici tra batteria e tastiera, ma d’altra parte siamo al cospetto di primi della classe.