Non c’è gruppo moderno che abbia saputo prendersi gioco dell’industria discografica più degli inglesi. Quando esce un loro disco ho sempre paura di imbattermi in una versione educata dei loro esordi folgoranti, in qualcosa che faccia rima con compromesso. E invece niente. Gli Idles sono ancora quelli nati nei locali più sudici di Bristol, quelli che pensano che la vita, nonostante tutto, sia ancora bella. Invece di sciamannarsi in una serie di invettive politiche, hanno preferito parlare di amore ed in questo modo suonano ancora più politici degli altri. Mark Bowen dal vivo è sempre scellerato, ma negli anni ha raffinato il proprio gusto nelle produzioni e stavolta si è fatto aiutare da un nome tutelare della scena come Nigel Godrich (Radiohead, Atoms For Peace) – il cui tocco è palese in ‘POP POP POP’ - da Kenny Beats (FKA Twigs, Denzel Curry) e perfino da James Murphy e Nancy Whang di LCD Soundsystem. Il risultato è un sound magistrale, potente e colorato, enorme quando le chitarre entrano trasversali a spaccare tutto ed estremamente percussivo e ballabile quando l’anima post-punk emerge livida. In tutte le transizioni c’è un pezzo che mantiene il legame col passato ed in questo caso è sicuramente ‘Gift Horse’. Personalmente non vedo l’ora di capire come verrà violentato dal vivo, ma nel frattempo godo, e non poco, al cospetto delle sperimentazioni e dei ritmi pulsanti di ‘Jungle’ o ‘Dancer’, sapendo bene come Joe Talbot distruggerà ogni parvenza di delicatezza. ‘Roy’ e ‘A Gospel’ sono altri due apici di una scaletta nella quale la tribalità del noise riesce ad andare di pari passo con il garage rock, l’avanguardia contemporanea e la brutalità degli esordi. A dispetto di alcuni frangenti di apparente solarità, la tensione è mantenuta altissima per l’intero ascolto e la rivoluzione anticipata da ‘Crawler’ è realtà. Una rivoluzione che potrebbe toccare un po’ tutti gli aspetti del mercato, raggiungendo fasce di pubblico differenti e convincendo anche chi finora era rimasto da parte a causa delle grida fuori di senno del frontman. Talmente grandi da potersi permettersi qualsiasi cosa.