Sarà che comincio ad essere vecchio, ma negli ultimi anni mi ha fatto un po’ senso vedere che l’ex-Icon Of Coil era ormai il frontman di una band metalcore. Con il successore di ‘One Fire’, Andy LaPlegua è invece tornato pesantemente alle origini, rimettendo in primo piano un certo tipo di elettronica e soprattutto le tastiere (ascoltate ‘Planet Doom’) e recuperando quelle sonorità industrial anni ‘90 che avevano caratterizzato la sua uscita dal progetto con Sebastian Komor e l’avvio della carriera dei Combichrist. Solo la morte è immortale grida il norvegese mentre l’atmosfera si carica di colpo di chitarre stridenti e ritmi elettronici brutali. La produzione appare potentissima fin dalle prime battute, gli agganci alla discografia dei Rammstein non mancano ma i suoni sono molto americani e viscerali. ‘Children Of Violence’ e ‘Wolves Eating Wolves’ esplorano le tematiche della sopravvivenza e del tradimento con ritmiche al cardiopalma e liriche inquietanti, ‘D For Demonic’ sembra perfetta per investire di volume insano i propri fan dal vivo e la suite ‘Violence Solves Everything’ chiude il lavoro spingendo a riavvolgere il nastro e ripartire da capo. Di sicuro tante tracce di ‘CMBCRST’ verranno dilatate in tour e probabilmente un giudizio più completo potrà essere emesso soltanto quando la band tornerà dalle nostre parti. In ogni caso la qualità compositiva è elevata e ancora una volta gli autori di ‘Everybody Hates You’ e ‘Today We Are All Demons’, due dischi che non ho mai smesso di ascoltare, hanno dimostrato di sapersi vendere bene e riuscire ad apparire sempre diversi senza snaturare troppo l’idea originale.