Il respiro della world music, un approccio al pop totalmente alternativo, soprattutto per la mediocre scena italiana, e suoni organici ed estremamente live-oriented. Così il duo formato dalla cantautrice e speaker radiofonica AmbraMarie e dal polistrumentista Raffaele D’Abrusco torna nei negozi, con un disco che recupera il profilo artigianale degli esordi e lo fonde con un’atmosfera da viaggio perenne. Sì, proprio quella sensazione di sentirsi sempre lontani da casa, liberi e un po’ fuori luogo, che capita di provare anche quando non acquistiamo un biglietto aereo o saliamo su un furgone col pieno di gasolio fatto. Le parti vocali di ‘Cani Come Figli’ sono state costruite per lasciare il segno e lo fanno nella tradizione dei singoli da classifica, però l’approccio cantautoriale di numerosi passaggi rende il disco affabile e consigliabile anche a coloro non navigano di consueto su certi mari. Come in passato i John Qualcosa sono capaci di attrarre la fenomenologia dell’indie rock italiano ma pure una tipologia di pubblico più facile e spensierata. Nel successore di ‘Sopravvivere Agli Amanti’, registrato presso l’Illegal Studio di Romanengo e pubblicato in un’edizione vinilica da sballo, troviamo anche ospiti come Carmelo Pipitone (O.R.k., Marta Sui Tubi) e Corimé, chiamati ad impreziosire rispettivamente la title track e ‘Bicchieri Bassi’. Tra citazioni cinematografiche e letterarie, sorprendono anche ‘Venere Senza Colori’, forse il pezzo più profondo in carriera, e ‘Il valzer Dei tulipani’. ‘La Solitudine’ mi ha riportato alla mente certe cose di Iosonouncane e ‘Alone’ di Gianni Maroccolo mentre ‘Cesare’ e ‘Oliva’ serrano la scaletta tentando di dare una volto a “qualcosa” che volto probabilmente non ha. Perché nella concretezza di questi due fantastici artisti italiani c’è un senso di irresistibile leggerezza che fa stare bene.