Chi ha avuto l’opportunità di vedere dal vivo di recente gli svedesi ha potuto percepire un entusiasmo ed un’energia che non si palesavano da tempo all’interno di una band che, in un modo o nell’altro, ha scritto pagine di storia importanti del classic metal europeo. In rete ho letto di un ritorno alle radici e sinceramente mi viene da sorridere. Un po’ perché gli Hammerfall non si sono mai distaccati dal manifesto di ‘Glory To The Brave’ e se lo hanno fatto è successo per mancanza di idee o carenze in termini di produzione e non certo per una visione differente. Un po’ perché significa non aver ascoltato a fondo il successore di ‘Hammer Of The Dawn’. Pezzi come ‘The End Justifies’ e ‘Freedom’ catturano infatti l’essenza del sound degli Hammerfall ma con un approccio moderno, dovuto soprattutto al tiro dietro le pelli di David Wallin. ‘Capture The Dream’ e ‘Time Immerorial’, chiamata a chiudere una scaletta compatta e potente, svelano il solito pregevole guitar work di Oscar Droniak e potrebbero essere dilatate in sede live mentre ‘Hail To The King’ è un tributo alle icone che più hanno influenzato i membri. Sul cantato di Joacim Cans poi c’è poco ad aggiungere. Può essere criticato, non essere considerato tra i più grandi del ruolo, ma alla fine se la cava sempre, con mestiere e talento. Nella ballata ‘Hope Springs Eternal’ tenta qualcosa di leggermente diverso, senza strafare. In definitiva i fan di sempre sanno cosa aspettarsi e non rimarranno certo delusi.