Un altro gran disco per gli scozzesi, inaugurato dagli echi di Radiohead di ‘God Gets You Black’,che hanno ormai imparato a modulare il loro vecchio stile con la passione per le colonne sonore e l’evoluzione della tecnologia a servizio di una musica in grado di trascinare e alimentare continui crescendo di tensione. A quattro anni da ‘As The Love Continues’, ci troviamo al cospetto di una scaletta molto variegata, ricca di elementi di sospensione e influenze differenti, dalla psichedelia all’alternative rock, ma soprattutto una scaletta che schianta l’ottanta per cento delle uscite post rock degli ultimi anni. Il problema è proprio questo. Trent’anni di attività ed i Mogwai danno ancora lezioni a molti. Stuart Braithwaite è in forma strepitosa, le chitarre sono quelle di ‘Rock Action’ mentre le divagazioni melodiche non erano mai state tanto coraggiose (‘Hi Chaos’ e ‘Lion Rumpus’). Non a caso la produzione è stata affidata a John Congleton, in passato a servizio con gli Explosions In The Sky ed i Sigur Rós ma anche con artisti più commerciali come Franz Ferdinand e John Grant. ‘18 Volcanoes’ richiama alla mente i My Bloody Valentine mentre ‘ Pale Vegan Hip Pain’ recupera le atmosfere di ‘Hardcore Will Never Die..’ e ‘Pale Vegan Hip Pain’ svela un approccio compositivo leggermente diverso dal consueto, di seguito esaltato con i sette minuti di ‘ If You Find This World Bad…’. In chiusura la potentissima ‘ Fact Boy’, per un’esperienza sonora mai noiosa o banale che conferma i Mogwai ai livelli stratosferici di sempre.