La creatura di Bjorn Strid, da side project di culto, si è trasformata, ormai, in una vera e propria macchina da guerra che continua a regalare musica particolarissima, condita di elementi da disco music, mescolati a dei chitarroni rock che danno origine ad una miscela più unica che rara. In soldoni, questi sono i The Night Flight Orchestra che ci regalano sempre della musica orecchiabile e ballabile, trasversale e, probabilmente, destinata ad un pubblico eterogeneo. Con “Give Us The Moon”, la ricetta della formazione svedese non è cambiata di una virgola rispetto alle precedenti produzioni. Del resto, squadra che vince non si tocca, dice un vecchio adagio sportivo. Ed allora, si parte immediatamente con il pilota automatico con un brano come “Stratus” che è la fotografia di quello che sono e saranno sempre questi ragazzoni. Tastiere a palla, chitarre sparate e ritornello vincente. Insomma, ci troviamo dinnanzi al classico pezzo da classifica che ti fa battere il piede per terra e ti porta a cantare con tutta la forza che si ha in corpo. La prima parte di questo platter è molto godibile, grazie a dei refrain irresistibili che possiamo riscontrare in canzoni come “Like The Beating Of A Heart”, “Melbourne, May I?” e “Like The Beating Of A Heart” che possiedono tantissima melodia e ritornelli memorabili. Quello che, purtroppo, non convince, invece, è la seconda parte di questo lavoro che sembra trascinarsi stancamente verso il suo epilogo con una serie di pezzi che non hanno mordente e che, sostanzialmente, si somigliano l’uno con l’altro. Si tratta di un peccato non da poco, perché in questo modo si rovina un disco che nella prima parte non aveva mostrato alcun segnale di cedimento, perché pregno di canzoni assolutamente ottime. Dunque, facendo una media, ci troviamo dinnanzi ad un otto iniziale a cui va sommato un quattro finale. Il risultato è dodici e la media fa sei. Questioni matematiche a parte, da una band come questa ci saremmo aspettati qualcosa di più. Ad ogni modo, anche con “Give Us The Moon”, gli scandinavi si confermano unici all’interno di un genere revival che hanno inventato loro e che non potrà essere replicato da nessuno.