Ascolto ‘Tertium Quid’ ormai da un paio di settimane e trovo che sia sul serio uno degli apici in carriera di Giuseppe Verticchio, che forse solo con il progetto Hall Of Mirrors aveva saputo sperimentare in maniera tanto forte e convincente al di fuori dello storico moniker Nimh. In questo caso lo vediamo al fianco di Bruno De Angelis (Mana ERG) e, saranno le improvvise esplosioni cinematiche che caratterizzano la scaletta (‘Nothing’ e ‘Lowlands’) oppure le influenze new age e post-rock che arricchiscono il materiale, quasi mai in precedenza mi ero trovato al cospetto di un album nella sua struttura più standard e accessibile. Per carità non sto parlando di musica commerciale o radiofonica, di strofe o ritornelli. Siamo sempre in ambito drone e dark ambient però ogni singolo episodio di ‘Tertium Quid’ ha vita propria e potrebbe essere scelto singolarmente a presentare un suono che si è evoluto lentamente, al ritmo dell'inesorabile battito del tempo (‘Legacy Human’). Il successore di ‘They Cast No Shadows’ è un album in grado di catturare l’attenzione fin dal principio, eppure cresce di sessione in sessione, si fa sempre più concreto e denso, a volte sognante ed a volte maledettamente razionale e matematico. Un labirinto sonoro nel quale le percezioni convenzionali non hanno alcun senso e il disagio che nutriamo nella vita di oggi si traduce in sospensioni elettro-acustiche e visioni distorte di ciò che si muove intorno a noi. La tecnica è di altissimo livello, tanto che qualcuno potrà intravedere legami con fenomeni assoluti quali Alva Noto o Ryoji Ikeda a dispetto del carattere underground della proposta, ma non proverete mai quel gelido feeling che trasmettono molto release del genere. Al contrario solo pure emozioni di vita. Da avere a tutti i costi in edizione fisica, non fosse altro per lo splendido packaging realizzato da Silentes.