Dream pop orchestrale ? Nord Europa in stato di grazia e candore ? Elettronica e postrock che si scambiano effluvi e tenerezze tratteggiando le più suadenti delle atmosfere ? Le risposte potrebbero essere molteplici e nessuna probabilmente esauriente perché se da una parte è innegabile la forte ispirazione che si nasconde dietro a musica del genere non si può non riscontrare una certa ridondanza di elementi presi in prestito dai dischi che hanno reso celebri gruppi come Sigur Ros, Mum e Leaves. Dopo il successo di ‘Tripper’ e con Leaf ha deciso di ristampare l’EP che la band danese aveva pubblicato due anni fa in sole cinquecento copie per la propria etichetta, la Rumraket. Introspezione cosmica, corde e strumenti a fiato, voci femminili e maschili che si alternano alla ricerca di orizzonti che appaiono sempre diversi e scompaiono in pochi istanti e le visioni di Karim Ghahwagi che fanno da sottofondo irreale per trentadue minuti di bellezza incontaminata, glitch e suoni tanto glaciali quanto epici. Il potere evocativo di canzoni come ‘Kloy Gyn’ e ‘Redrop’ saprà colpirvi come le perle contenuto nel full lenght di debutto. In attesa del secondo lavoro di un gruppo di dieci strumentisti che ha tutto per trasportarvi in dimensioni parallele e farvi pensare a quanto reale possa essere questa assenza di materia.