1. Cave 2. All fall down 3. Hypnotek 4. Decay 5. Abyssn 6. Byzantium 7. Morphia 8. Retina Blur 9. Stranger inside
Songs
1. Cave 2. All fall down 3. Hypnotek 4. Decay 5. Abyssn 6. Byzantium 7. Morphia 8. Retina Blur 9. Stranger inside
Che la classe di Richard Barbieri sia infinita non lo scopro certo io e comunque non adesso. Prima nei Japan e poi nei Porcupine Tree il tastierista inglese ha impartito vere e proprie lezioni di tecnica e attitudine che vanno oltre lo scorrere generazionale che inevitabilmente lo ha influenzato. "Stranger Inside" è il suo secondo lavoro solista a tre anni distanza dal clamore suscitato da "Things Buried". Il pregio migliore del nuovo disco è quello di variare continuamente la sua proposta passando senza troppi patemi dall"industrial al downtempo, dall"ambient al prog rock con i suoni in bilico tra "Liquid" dei Recoil e "Deadwing" dei Porcupine Tree. All"album ha partecipato più o meno tutti i musicisti con cui Barbieri ha lavorato recentemente e quindi Gavin Harrison dell"albero di porcospino, Steve Jansen (Nine Horses, Japan), Danny Thompson (Pentagle, Nick Drake), la moglie Suzanne e Tim Bowness dei No-Man. Di questi ultimi le voci sono state campionate e inserite come veri e propri strumenti per un risultato a dir poco strabiliante. Essendo stato privilegiato il discorso di insieme alcune canzoni emergono meno di altre e a spiccare sono l"iniziale "Cave" che avrebbe potuto benissimo fare parte di "The Fragile" dei Nine Inch Nails e "Retina Blur" che mi ha riportato alla mente i maestosi arrangiamenti elettronici di Kruder & Dorfmeister. Un disco da ascoltare a occhi chiusi.