Sempre più introverso l'approccio compositivo di Mariusz Duda con un progetto che ha mutato forma e colore svoltando sulle impressioni di uno degli artisti più innovativi della scena progressive attuale. Il chitarrista polacco ha raccolto idee nate durante le sessioni di registrazione dei due album precedenti inserendo parti vocali occasionali in un contesto strumentale suggestivo e alienante che potrebbe essere la colonna sonora di un cortometraggio in bianco e nero. I due remix di 'Gravestone Hill' e 'Summerland' catturano l'attenzione dopo otto lunghe litanie che alternano flebili armonie e giochi di luce in corrispondenza con colleghi di etichetta quali Anathema e Ulver che recentemente hanno scelto di perseguire obiettivi simili. Il secondo e terzo episodio risultano i più convincenti ma ritengo abbastanza inutile indirizzarvi su frammenti definiti quando lo scopo dell'autore e il mood generale del disco è rivolto ad una ricerca atmosferica complessiva. La sesta traccia è quella più vicina all'ultimo lavoro in studio dei Riverside e probabilmente otterrà un riscontro importante nella comunità di appassionati.