Credo che l'orientamento alternative di questo album sia più figlio dell'esigenza della label di tirare fuori ancora un po' di soldi da una band difficilmente collocabile nei nuovi trend che della reale volontà dei musicisti chiamati in causa. Le dieci tracce che costituiscono 'The Episodes' avrebbero un senso se composte da degli esordienti e non da chi ha già assaporato le prime posizioni nelle classifiche e tenta di riproporre la propria candidatura ad alti livelli. Un peccato perché 'Plead The Fifth' aveva permesso di assaggiare per l'ennesima volta il talento vocale di Stephen Richards in un panorama moderno sempre meno caratterizzato da frontman capaci di distinguersi per le proprie qualità. 'Good Morning' e 'No Surrender' inaugurano le danze e il suono delle chitarre crea già qualche perplessità. Le preoccupazioni aumentano con 'Lost Boy' che sembra veramente il risultato di una ricerca frenetica di un singolo da spedire alle radio. Decisamente meglio la parte centrale del disco con 'The Everlasting' che riporta alla mente 'Welcome' e 'A Kiss From The Sky' che farebbe comodo ai Linkin Park in vista dell'uscita del successore di 'A Thousand Suns'. Il finale risulta invece abbastanza anonimo e in generale il quintetto del Michigan svela troppe lacune per potere ambire alla piena sufficienza.