Il pregio migliore degli inglesi è quello di non essersi accontentati del riscontro ottenuto col debutto ma avere proseguito secondo una direzione di orchestrazioni originali e creative utilizzando l'elettronica per oscurare buona parte delle loro trame. Esattamente come 'Mirror Mirror' aveva individuato una precisa identità come compositore per Jamie McDermott adesso 'Nude' ribalta lo scenario, inorgoglisce gli addetti ai lavori ed enfatizza la passione per l'art rock statunitense oltre che per il movimento espressionista tedesco. Oltre a queste doverose citazioni sfogliando le immaginarie pagine sonore dell'album vengo assalito da ricordi di Talk Talk, Depeche Mode e Suede come se il tempo si fosse fermato di colpo. Un intrigante mix di influenze che rende imperdibili passaggi come 'The Opening' e 'Time Passing'. 'Pale Sweet Healing' mi ha riportato alla mente le tastiere levigate di Jamie Smith allorchè i grassi beat della conclusiva 'Ship' sembrano volere manifestare un'alternativa alla scarsa creatività della scena dance locale. Qualunque siano le vostre preferenze l'ascolto procede solenne per tutta la sua durata, parti vocali ed arrangiamenti sono curati come avviene solo nelle grandi occasioni e l'impressione è che la consacrazione della band sia davvero dietro l'angolo.