1. January 21
2. Cypress Grove blues
3. Father Sea
4. The Lady
5. Vision
6. Last Run
7. Tsaatan
8. Red Flowers
9. Pull The Plug
10. The Chariot Of Death
Songs
1. January 21
2. Cypress Grove blues
3. Father Sea
4. The Lady
5. Vision
6. Last Run
7. Tsaatan
8. Red Flowers
9. Pull The Plug
10. The Chariot Of Death
I Dogs For Breakfast nascono dalle ceneri degli Slaiver ed in tre anni il trio cuneese ne ha fatto di strada. Un ep prodotto da Giulio ?Ragno? Favero del Teatro degli Orrori ed ora l'album di debutto fuori per la sempre attiva Subsound Records e prodotto da Massimiliano 'Mano' Moccia con l'ausilio di Gionata Mirai dei Super Elastic Bubble Plastic su due tracce. Ascoltando 'The Sun Left These Places' sembra che abbiano proprio bruciato le tappe. Quest'album è segno di una grande crescita artistica e di una maturazione inversamente proporzionale all'esistenza della band. Un album che ha tutte le carte in regola per competere con i grandi nomi del panorama mondiale postcore ma che ha tra le spire musicali anche qualcosa di diverso. Una commistione ben equilibritata di noise e sludge, con alcune parti, soprattutto quelle più lente e soffocanti - vedi la devastante e strumentale 'Vision' - molto ispirate che ci portano al paragono neanche troppo azzardato con gli ultimi Cult Of Luna. La produzione, grezza, tutta in analogico, rende la musica un qualcosa di magmatico che arde, scotta e lascia sulla pelle bruciature perenni. I Dogs For Breakfast riescono a bilanciare la furia dell' hardcore più oltranzista dei Converge con la visione sempre in chiaro-oscuro del noise, giocando con soluzioni anche melodiche, da applausi alcuni arrangiamenti di elettronica e pianoforte, che non stancano anzi fanno venire voglia di approfondire il loro discorso musicale. Un sole nudo che acceca e scalda ma che può, da un momento all'altro, smettere di compiere il suo compito. Un sole che può farci male, come la musica contenuta in questo bellissimo esordio. Se tre anni bastano per fare dischi così, possiamo aspettare - sole permettendo - sempre tre anni per altra grande musica.