Santi numi che mazzata! Vi giuro che non avrei scommesso un euro sul nuovo corso dei tedeschi dopo l'orribile compilation distribuita per i trent'anni di attività. Quella produzione meccanica e senza batteria ancora rimbomba nella mia testa e per quello che mi riguarda poteva essere una pietra tombale su una delle band più sottovalutate della scena thrash del vecchio continente. Invece Sabina Classen ce l'ha fatta anche stavolta. Non solo i musicisti che la circondano sono di primo ordine ma finalmente ha trovato la direzione sonora giusta in cui muoversi, un eccellente compromesso tra passato e presente, con stacchi ritmici moderni e pure qualche trigger che si alternano ad un riffing tipicamente anni ottanta. La sua voce è rimasta la stessa e nonostante il tempo passi per tutti di colleghe del suo spessore ce ne sono davvero poche in circolazione. L'inizio è travolgente con 'Hellbound' e 'Undead Dogs' che cercano subito di riportare alla mente classici come 'Finished With The Dogs' e 'The New Machines Of Liechtenstein'. Soprattutto quest'ultimo, prodotto da Alex Perialas già all'attivo con Anthrax e Nuclear Assault, avrebbe potuto fare sfaceli a livello internazionale ma così non è andata ed ormai è troppo tardi per i rimpianti. Tanto vale rimboccarsi le maniche e provare a dimostrare al mondo che gli Holy Moses spaccano ancora. 'Into The Dark', 'Redemption Of The Shattered' e 'One Step Ahead Of Death' altri passaggi che godranno dei favori dei vecchi discepoli del genere e probabilmente di qualche ultimo arrivato raccolto grazie all'ondata di revival. Che sia un male o un bene non sta a noi deciderlo. 'Redefined Mayhem' però è un gran bell'album e questo vale più di tante parole.