Provo una tristezza immane a vedere una band di tale calibro in difficoltà così palesi. Non che dopo 'Heritage' e le ultime esibizioni dal vivo mi attendessi molto dagli svedesi ma la loro storia parla da sola e la complessa gestazione di 'Pale Communion' faceva sperare in un colpo d'orgoglio. Invece niente di tutto questo. L'album è un groviglio di buone intenzioni finite male, spunti retrogradi che spingono alla noia totale ed arrangiamenti boriosi. Che Mikael Åkerfeldt fosse ormai orientato verso il retro prog era chiaro ma allora tanto valeva pubblicare il successore di 'Storm Corrosion'. Invece Steven Wilson viene ancora una volta chiamato al capezzale per tappare qualche buco e rendere meno pericolante una struttura compositiva a rischio continuo di crollo. L'allontanamento dal metal non è l'unica critica rivolta al leader, così come l'utilizzo meno che scarso di un bassista come Martín Méndez, perchè etichette come Kscope e InsideOut pubblicano a frequenze regolari album prog o post prog di valore indiscutibile. Il problema è l'ispirazione svanita, quel profilo coraggioso ed avanguardistico che sorreggeva 'Ghost Of Reveries' e 'Watershed' è scomparso del tutto e di canzoni ne rimangono solo un paio. Il distacco qualitativo tra 'Moon Above, Sun Below', 'River' ed il resto del materiale è infatti inicuo. Le due tracce scelte come anteprima online rasentano il tedio e hanno bisogno di cinque-sei minuti per dire qualcosa per cui sarebbero sufficienti trenta secondi. Sinceramente non so come potrebbero riprendersi.