Senza troppi giri di parole "Blue-Sky Research" potrebbe essere definito come un "Untouchables" parte seconda con Michael Beinhorn impegnato a disegnare attorno alla band del Michigan più o meno gli stessi affreschi melodico-futuristi che resero una meraviglia a cielo aperto l"ennesimo capolavoro dei Korn. Fatta questa premessa i Taproot continuano a piacermi molto perchè oltre alla voce davvero particolare di Stephen Richards, pur essendo derivativi al massimo riescono sempre a risultare personali con arrangiamenti curati e stacchi melodici mai banali. "Blue-Sky Research" che vede la partecipazione di un confuso Billy Corgan e Stephen Carpenter (Deftones) è sicuramente il loro album migliore e svela uno sforzo compositivo che "Gift" e ‘Welcome’ non possedevano. A quel tempo si cercava di dare risalto alla voce nel modo migliore possibile per scalare posizioni in un movimento presto saturo di gruppi tutti uguali. Adesso una base compositiva e una caratterizzazione maggiore delle diverse parti strumentali è indispensabile per potere fare la differenza. I Taproot si sono di conseguenza adeguati allargando il loro spettro sonoro e sviluppando molteplici direzioni da intraprendere quasi come raggi solari che necessitano di trovare sbocco oltre fisse e buie pareti. Stupende "Facepeeler" e il singolo "Calling" che ha tutto per potere lanciare la band nell"orbita giusta. "Violent Seas" e "Forever Endeavor" aprono "Blue-Sky Research" alla stessa gamma di radiazioni/interpretazioni che quell"album, di quel gruppo possedeva. In fondo cosa c"è di male a imparare dai grandi..