Ci sono band che pubblicano l'album della vita all'esordio e vivono di rendita per anni ed altre che invece necessitano di un po' di rodaggio per raggiungere le vette qualitative sognate. Allo scoccare del nuovo millennio Josh Middleton era ancora quindicenne e di conseguenza non possedeva un'esperienza tale da potere competere fin da subito. Con il passare delle release il chitarrista è maturato in maniera disarmante e, una volta resosi conto che con 'Monolith' aveva raggiunto l'apice di un certo tipo di intendere il metal, si è di nuovo messo nelle mani di Scott Atkins – l'uomo dietro allo spaventoso suono vintage dei Gama Bomb tanto per intenderci - per spingersi a livelli superiori. A colpire sono soprattutto due aspetti. Il primo è come i Sylosis siano riusciti a superare le stesse band da cui hanno preso ispirazione. Giusto per fare qualche nome 'Dormant Heart' seppellisce 'Bloodstone & Diamonds' dei Machine Head – col senno di poi non è un caso che la label tedesca abbia posticipato l'uscita - e 'At War With Reality' degli At The Gates offrendo ai propri seguaci uno spaventoso mix tra thrash e death melodico e mostrando uno spiccato senso melodico nonostante atmosfere maledettamente cupe. Il secondo aspetto è ancora più rilevante se vogliamo perché per troppo tempo la scena inglese che ha dato vita al genere negli anni settanta si è dimostrata alquanto precaria. Non solo la band ha allargato in modo considerevole la propria base di riferimento ma adesso con la quarta fatica su lunga distanza è pronta a raccogliere i consensi dell'intera comunità metal. 'Servitude' e 'Indoctrinated' sono i pezzi più vicini alle precedenti sessioni di registrazione mentre bordate del calibro di 'Leech' e 'Mercy' sono quello di cui avevamo bisogno per affrontare il momento più duro dell'inverno. E' comunque l'impatto generale di 'Dormant Heart' a lasciare esterefatti ed in questo senso la varietà stilistica della title track appare un manifesto per l'intera release. Un album lugubre, cinico, ferale che a partire da 'Where The Wolves Come To Die' tratta l'ascoltatore come un fantoccio da devastare fisicamente. L'ingresso in line-up di Ali Richardson dei Bleed From Within pare avere portato un'ulteriore ventata di freschezza e quindi dal vivo è lecito attendersi degli show monumentali ma, aspettando che la quiescenza si abbatta su di noi, mazzate come 'Victims And Pawns' e 'Overthrown' saranno sufficienti a rendervi dipendenti in pochi minuti.