Secondo album su Napalm Records per i nordirlandesi che dopo avere tentato di conquistare gli Stati Uniti con 'Revival' hanno capito che il loro destino rimarrà per sempre quello di omaggiare la storia del rock n' roll invece che farla. L'hard blues di quell'album e la produzione più naturale del successivo 'New Horizon' si mischiano nel presente 'Raise A Little Hell' che può vantare almeno tre-quattro episodi di notevole spessore. La formula è sempre quella ovvero partire dalla lezione di Led Zeppelin, Deep Purple e AC/DC e cercare di ritagliare spazio a refrain irresistibili e stacchi melodici in grado di fissarsi in testa il più velocemente possibile. Lo scatenato frontman Cormac Neeson ed il chitarrista Paul Mahon guidano la truppa con il solito spiccato senso dell'humor e tanta energia. 'Long Live The Renegades' prende in prestito il riff di 'Woman From Tokyo' e lancia 'The Other Side' che potrebbe essere stata scritta dai Black Crowes nella loro fase più ispirata. 'Strange Kinda' Nothing' è una ballata vecchio stile seguita dall'anthem 'I Am What I Am' che riflette una passione mai doma per i fratelli Young. 'Whiplash' e 'Red' sono altri momenti topici di una release che ha il pregio di non annoiare nonostante sia palese che non proponga nulla di nuovo.