Non amo particolarmente i live perché mi fa infuriare il fatto di non poter essere ad urlare e scalpitare in mezzo agli altri fans. Un live dei Van Halen, quindi, non può che scatenare rabbia pura visto che non ho mai visto il gruppo dal vivo. A distanza di tre anni dalla loro ultima fatica l'unica consolazione, in attesa di un tour che possa toccare anche l'Italia, è l'uscita del loro secondo album live ed il primo con alla voce l’indimenticabile David Lee Roth. Registrato nel giugno 2013 nella capitale giapponese, il disco è costituito da due cd con 23 tracce che tra grandi classici, pezzi dell’ultimo album e gemme minori (se possono definirsi tali!) ripercorrono alcune delle tappe fondamentali della band escludendo ovviamente i brani del periodo Sammy Hagar che Roth non ha mai nascosto di non voler cantare. Frizioni interne al gruppo a parte, il progetto è comunque vincente e gli statunitensi confermano ancora una volta di non aver perso il tiro e l’attitudine energica di una volta. Qualche anno in più sulle spalle di Diamond Dave si sente, la voce non è più quella di un tempo e forse alcuni puristi potranno storcere il naso a fronte della sostituzione di Michael Anthony con il figlio di Eddie Van Halen, Wolfgang, ma basta l’ascolto dei primi brani per capire che il gruppo funziona comunque come una macchina da combattimento inarrestabile e che il giovane delfino sa cos'è un basso e non ha paura di usarlo. Ovvio, guardando un video amatoriale dell’opening del concerto una lacrima di nostalgia scende comunque; un David Lee piuttosto statico, coi capelli corti, un sobrissimo paio di pantaloni di pelle (poco) attillati e una giacchina gialla fanno un po’ rimpiangere i bei tempi in cui la sobrietà non era proprio un sostantivo da abbinare ai Van Halen.