Agli svedesi non riesce un altro colpo come quello di ‘The Living Infinite’ – un doppio album con luci e ombre ma che ha riscosso un successo al di sopra delle più ottimistiche aspettative consolidando il rapporto con la Nuclear Blast - e arrivano un po’ scarichi alla pubblicazione del loro decimo lavoro in studio. La band ha raggiunto degli standard talmente alti che sarebbe ridicolo parlare di passaggio a vuoto anche perché in scaletta troviamo almeno tre-quattro pezzi di sicuro spessore e che faranno la loro bella figura dal vivo. Certo è che le soluzioni di ‘The Ride Majestic’ non impressionano per violenza o impatto ma semmai si muovono su territori più malinconici e cupi cedendo un po’ in originalità. Gli autori di ‘A Predator’s Portrait’ e ‘Natural Born Chaos’ hanno svoltato da tempo e le tastiere di Sven Karlsson hanno assunto un peso specifico predominante nell’economia generale del loro suono. La title track e ‘Enemies In Fidelity’ rappresentano le vette di un percorso iniziato più di un anno fa e concluso allo Studio Gröndal con David Castillo chiamato ad occuparsi della produzione e Jens Bogren che in seguito ha curato il mixaggio ai Fascination Street. ‘Father and Son, Watching the World Go Down’ vede la partecipazione di Nathan James Biggs dei Sonic Syndicate che sinceramente non mi fa impazzire nè come voce nè come presenza dal vivo. ‘Alight In The Aftermath’, ‘Whirl Of Pain’ oppure ‘All Along Echoing Paths’ sono pezzi che non aggiungono nulla ad una discografia che in passato è stata caratterizzata da uscite di caratura maggiore. Quasi impalpabile il contributo dell’ultimo arrivato, il bassista Markus Wibom, mentre David Andersson si conferma un chitarrista in grado di ricoprire il ruolo assegnatogli.