Un discreto album e niente più per un collettivo che continua a riscuotere grande successo in patria dimostrandosi più debole al momento di interfacciarsi con altri mercati ed incapace di assestarsi su un livello superiore. Il pericolo dopo i due volumi di ‘Wrong Side Of Heaven’ era quello di rimanere a secco di idee e non a caso in scaletta troviamo alcuni passaggi trascurabili e forzature come ‘Jekyll And Hyde’ o le già sentite ‘No Sudden Movement’ e ‘Boots And Blood’. Le liti interne della scorsa primavera sembrano essere state sedate e la produzione, ancora una volta a cura di Kevin Churko, è semplicemente un upgrade di quella precedente. Il problema è che ‘Got Your Six’ non è quel masterpiece che manca nella discografia di una band ambiziosa come questa. I pezzi in cui Ivan Moody riesce veramente a fare la differenza sono ‘Wash It All Away’ e ‘My Nemesis’ che mostrano le due facce di un suono che si è evoluto dai tempi di ‘The Way Of The Fist’. Il guitar work di Zoltan Bathory e Jason Hook è eccellente e ‘Ain’t My Last Dance’ e ‘Question Everything’ rappresentano la prosecuzione perfetta del discorso intrapreso tre anni fa. Anche la power ballad ‘Digging My Own Grave’ è in grado di suscitare forti emozioni e dal vivo potrebbe diventare presto un classico mentre ‘Hell To Pay’ e ‘Meet My Maker’ sono filler inseriti per arrivare ad una durata decente.