Un passo falso preoccupante per i gallesi che stavolta non riescono ad issarsi ai livelli a cui ci avevano abituato in passato. Nella speranza che non facciano la fine dei Sevendust, che ormai da anni vanno avanti per inerzia, e soprattutto che continuino a fare la differenza dal vivo, siamo costretti a constatare un indebolimento del songwriting e troppe idee che si vanno a sovrapporre a quanto pubblicato negli anni precedenti. In quasi vent'anni di carriera è fisiologico compiere un passaggio a vuoto ma i segnali preoccupanti sono comunque evidenti ed a sottolinearli è un pezzo come 'Sound The Siren' – nel quale si mette in mostra il batterista Arya Goggin - che incorpora al suo interno un po' tutto quello che siamo abituati a trovare nella musica degli Skindred. 'Under Attack' è già sentita così come 'Saying It Now', 'Shut Ya Mouth' fa il verso agli Hed(PE) ma Benji Webbe è lontano dall'essere anche lontanamente paragonabile a sua maestà Jahred. Forse è anche un problema di produzione e la scelta di affidarsi a James 'Lerock" Loughrey non è stata azzeccata. Fatto sta che il mix tra metal, hardcore, reggae e hip hop suona troppe volte monocorde e irriconoscibile e la seconda parte di un album si rivela di una noia spaventosa.