Il ritorno sulla scena dei Coal Chamber è stato accolto positivamente dalla critica anche se forse ha scaldato meno del previsto il pubblico. Così Dez Fafara è tornato a dedicarsi a quello che da più di dieci anni è il suo progetto principale. Pure stavolta i DevilDriver competono per il titolo di band più aggressiva e inclassificabile dell'anno e questo perché fin dalla sua origine il combo ha saputo distinguersi per stacchi ritmici di insana violenza, incuranti del metalcore, e assalti dirompenti in generi più o meno differenti. 'Trust No One' non è da meno e, nonostante la copertina faccia pensare a legami con 'Beast', musicalmente si attesta a metà tra 'The Fury Of Our Maker's Hand' e 'Pray For Villains'. Il frontman ha fatto piazza pulita di metà formazione liberandosi di Jeff Kendrick e John Boecklin, sostituiti da Neal Tiemann e l'ex Chimaira Austin D'Amond, e di recente anche di Christ Towning. Al momento il basso viene suonato da Diego "Ashes" Ibarra, in passato negli Static-X, in attesa di capire la sua sarà un'investitura ufficiale. Viene quindi da pensare che buona parte del materiale sia stato composto da Dez Fafara con Mike Spreitzer e il risultato è un album viscido che può vantare almeno tre pezzi da brividi come 'Testimony Of Truth', 'My Night Sky' e 'Daybreak'. Durante l'ascolto vi imbatterete in citazioni di Machine Head, Slayer e addirittura Slipknot ma non vi passerà mai per la testa che i DevilDriver abbiano copiato qualcuno. Al contrario la personalità di questi musicisti è uno dei loro punti di forza e le soluzioni già sentite vanno comunque ad irrobustire una scaletta che concede spazio zero ai compromessi. Ora sarà curioso capire a quale delle sue creature Dez Fafara darà priorità.