Mi sono reso conto del vero potenziale dell’artista cileno quando l’ho visto dal vivo al Dancity Festival di Foligno e devo ammettere che mi ha aperto sugli occhi su tante cose. La sua visione dell'elettronica moderna, ma potrei aggiungere dell'arte in genere, è qualcosa che va ben oltre la mera masterizzazione di sei tracce su solchi digitali. Anche perché 'Sirens' viene accompagnato da 'Nymphs', che raccoglie le registrazioni degli ultimi anni, e il produttore di origine cilena ha sorpreso ancora una volta tutti. Esattamente come 'Space Is Only Noise' era un disco che cancellava il glitch imperante, soprattutto in territorio britannico, 'Sirens' si mette di traverso, politicamente e musicalmente, alla scena di oggi, irridendo dubstep e trap con tonalità cangianti di ambient. Le commistioni sono numerose, pure col jazz e il punk, e Nicolas Jaar non è certo il tipo di artista che immette sul mercato materiale di facile consumo per gli appassionati di edm. La batteria di 'The Governor' vi lascerà sbigottiti come le citazioni di John Coltrane in 'No' e quelle beatlesiane nella conclusiva 'History Lesson'. Gli apici della scaletta sono però 'Killing Time' e 'Leaves'. La prima è un'introduzione solenne ad un mix tra analogico e digitale che non ammette alcuna riflessione superficiale, disegna un mondo nuovo e poi lascia cadere il sipario risbattendoci in faccia la realtà. La seconda è invece uno dei punti più elevati in assoluto della carriera di Nicolas Jaar, con le sue movenze da manipolatore consumato che però sotto sotto ha un cuore d'oro.