Un battage pubblicitario da fare invidia ai Radiohead ed un nuovo album uscito a sorpresa per i californiani che col passare degli anni sono riusciti a farsi odiare da buona parte dei metallari. Questo ha d’altra parte arricchito il loro conto in banca spingendoli a proseguire per una strada che li ha portati ad allontanarsi da qualunque forma di eticità stilistica e rigore formale. Il loro miscuglio di generi continua ad essere ricco di scopiazzature dagli anni settanta e ottanta con l’ego spropositato di M. Shadows che non è corrisposto da una voce decente o comunque all’altezza della situazione. Il guitar work è notevole e in fondo non scopriamo adesso le qualità di Synyster Gates e Zacky Vengeance ma i due sembrano degli automi programmati per eseguire il compito prestabilito con la creatività che può andare benissimo a farsi benedire. In ‘Sunny Disposition’ la coppia di asce pare recuperare l’estro di ‘Waking The Fallen’ con una serie di assoli niente male ma prima il cantato e poi un arrangiamento disastroso rovinano tutto. Dietro le pelli Brooks Wackerman ha sostituito Arin Ilejay e, polemiche a parte, la differenza si sente soprattutto quando le dinamiche sono più robuste e la band non si perde in virtuosismi pretenziosi. Il suono sembra tornato quello di ‘City Of Evil’ e ‘Nightmare’ e non a caso i pezzi migliori, ‘Paradigm’ e ‘God Damn’, potrebbero risalire a quel periodo. Tanto basta per meritarsi un giudizio più elevato di ‘Hail To The King’ ma fare peggio sarebbe stato oggettivamente complicato.