Dopo diversi ep e almeno un paio di tour devastanti, gli inglesi erano chiamati a dimostrare le loro qualità con il primo lavoro su lunga distanza. Adesso che ‘Brutalism’ è realtà posso confermarvi che lo hanno fatto signori. Eccome se lo hanno fatto. Personalmente ho atteso quasi con fastidio l’uscita, più volte ritardata, di quest’album e ciò perché i dissacranti video e il torcicollo che procuratomi dall’esibizione all’Iceland Airwaves di novembre - il putiferio al mitico Gaukurinn iniziò con ‘Faith In The City’ e terminò con qualche testa sull’asfalto di sotto - erano stati più che sufficienti per farmi intendere il loro valore. L’industria musicale però è collassata, essere fighi su Facebook conta più di qualsiasi posizione in classifica o articolo e gli Idles signori, mi piace chiamarvi così, non sono originari di un posto a caso ma di Bristol. La patria del trip hop e di Bansky direte voi anche se il compilatore della recente raccolta ‘The Bristol Heavy Rock Explosion’ potrebbe non essere concorde con tale affermazione. In pochi conoscono gli Amebix, anche se sono tuttora un riferimento di culto per il movimento crust, oppure i Jaguar. Senza dubbio non si scorderanno facilmente di Joseph Talbot e del suo sguardo cinico mentre incita alla rivolta o declama alcune delle sue liriche politiche e bislacche. Questa non può essere una recensione qualunque e in ogni caso non lo sarebbe stata perché ‘Brutalism’ non è un album qualunque. Così come Mark Bowen non è un chitarrista che finirà su le riviste di settore. La furia generata dai presenti solchi digitali è totalmente fuori controllo e non basterà a qualche collega citare Sex Pistols, Sham 69 o Black Flag per far capire ai propri lettori quanto sono punk questi ragazzi. L’opener ‘Heel Heal’ è ruvida come carta vetrata eppure è uno dei pezzi più accessibili di una scaletta in cui spiccano i singoli ‘Well Done’ e ‘Mother’ ma anche gemme quali ‘Date Night’ e ‘Queens’ che potrei sentire in loop continuo per giorni senza annoiarmi. A livello di produzione e mixaggio è stato compiuto un miracolo, trovando il perfetto incrocio tra Fat White Family e la prima brit pop band che vi viene in mente. Non preoccupatevi, vanno tutte bene tanto tempo dieci secondi le loro t-shirt saranno strappate e il party sarà già nel vivo. ‘Divide & Conquer’, ‘Benzocaine’ e ancora la monumentale ‘White Privilege’ sono altri apici indiscussi di una release destinata a lasciare un profondo segno nel movimento anglosassone ed allo stesso tempo catturare tanta di quell’attenzione all’estero da far credere che sia scoppiata la rivoluzione.