-Core
C + C = Maxigross
Italia
Pubblicato il 07/12/2015 da Lorenzo Becciani

Perché avete scelto di chiamarvi C+C=Maxigross?
Ce lo ha indicato uno shamano che come secondo lavoro fa il grossista. Eravamo incerti tra C+C=Maxigrass e C+C=Maxigreen e lui c’ha illuminato la via.

Potete descriverci il vostro luogo di provenienza ed i motivi socio-culturali che vi legano ad esso?
Verona è la città dove i nostri genitori ci hanno partorito. È una città di media grandezza, trecentomila abitanti circa. Molto provinciale, il sessanta per cento vota Lega e ha a cuore esclusivamente il proprio orticello. Ogni elemento extra (arte, cultura, giovani, dinamismo, il nuovo in generale) è visto come disturbo e minaccia del proprio quotidiano. Noi visto che siamo masochisti abbiamo deciso di lavorare con l’arte, la musica e le persone. È una lotta continua. E non molliamo di certo ora che ci siamo dentro fino al collo.

Quale significato si nasconde dietro ai vostri testi?
Se analizzi la nostra discografia i testi sono prevalentemente in inglese. Nell’ultimo disco sono tutti in inglese. Il significato è diverso canzone per canzone, ed essendoci più autori nella banda è ancora più difficile darti una risposta. Vorrei poterti dire “Il Senso della Vita” comunque, ovviamente secondo la visione dei Monty Python.

Che interpretazione date all’artwork di Anita Poltronieri?
Mia sorella è riuscita a trasmettere visivamente quello che per noi era il concetto fondamentale di tutto il disco: fluttuare, svolazzare, sorvolare sui monti dove abbiamo passato molti anni creando musica per dirigerci altrove, sempre.

Quali obiettivi vi eravate posti dopo ‘Ruvain’? Quali sono le differenze sostanziali tra il debutto e ‘Fluttarn’?
Appena uscito 'Ruvain' la missione era semplicemente quella di suonare tantissimo in giro per portare la nostra musica a più gente possibile. Poi ci sono stati un po’ di rallentamenti che hanno portato al cambiamento della formazione a soli otto mesi dall’uscita del disco, ma abbiamo reagito immediatamente, abbiamo trovato nuovi membri della truppa, ci siamo buttati nella collaborazione con Martin Hagfors, nella creazione del nostro Lessinia Psych Fest e tanti concerti e situazioni assurde in giro per l’Europa. Così a novembre dello scorso anno, a fine tour di 'Ruvain' e dopo la pubblicazione dell’ep, ci siamo ritrovati con un carico di emozioni ed esperienze intensissime che volevamo confluire in un album. 'Fluttarn' è il sunto di quei tre anni di vita on the road. La differenza sostanziale penso sia la maggior consapevolezza che stiamo sviluppando concentrandoci e buttandoci nella musica e nell’arte ogni giorno, lavorando su noi stessi singolarmente e come band. Traendo ispirazione da qualsiasi cosa ci possa arricchire anche solo un pochino, che siano persone, amici, amori, cucina, viaggi, fuoco e passeggiate.

Siete entrati nei Vaggimal Studios con dieci tracce oppure avete scartato qualcosa?
Come dicevo prima siamo entrati in studio con un bagaglio pieno di idee e emozioni enormi. Poi abbiamo jammato e iniziato a registrare tantissime canzoni scritte in momenti diversi (alcune sono vecchie di sette anni come nate a ridosso del disco). Poi taglia, incolla, cuci, mescola, cancella, ricomincia, sbaglia, correggi e via fino alla totale confusione. Non avevamo più una visione a fuoco di dove eravamo arrivati col disco e dove volevamo arrivare, e per fortuna è arrivato Miles (Cooper Seaton) che c’ha aiutato a trovare un senso generale a tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento. Così abbiamo selezionato un numero di canzoni ben preciso, abbiamo editato e incollato un bel po’ di cosette e finalmente ha preso forma 'Fluttarn' nella sua versione definitiva, nove mesi dopo che avevamo registrato la prima nota.

Vi siete ispirati a qualche album in particolare in termini di produzione e mixaggio?
A tanta, tanta, troppa roba, come sempre. Potrei dirti che c’è tanto Beck (sia come musicista che come produttore) che David Bowie, Syd Barrett e tutti i grandi artisti che iniziano con la B che ti vengono in mente.

Che rapporto avete con l’elettronica?
È una storia d’amore che sta nascendo proprio ora.

E con la psichedelia?
Una lunga storia d’amore, iniziata da teen agers.

Potete analizzare nel dettaglio come sono nate le collaborazioni con Marco Fasolo, Martin Hagfors, Miles Cooper Seaton e Håkon Gebhardt?
Nel dettaglio? Argh! Ci vorrebbe un’intervista solo su questo, sono storie abbastanza lunghette! Ci provo brevemente:
Marco Fasolo - gli abbiamo dato il nostro primo ep nell’estate 2011 al festival che curarono i Verdena al “Ferrara Sotto Le Stelle” e pochi mesi dopo eravamo in studio con lui a lavorare ai primi brani di quello che sarebbe poi diventato 'Ruvain'. Da lì è nata un’amicizia e una collaborazione che continua ad ispirarci tantissimo.
Martin Hagfors - questa è meno avventurosa! Lui lavorava già con il nostro booking italiano e quindi è stato facile proporgli il progetto, che nasce da un’idea di Damiano Miceli e Gianluca Giusti, di Modernista e Trovarobato.
Miles Cooper Seaton - lo abbiamo invitato a suonare alla prima edizione del nostro festival Lessinia Psych Fest a giugno 2014. Ci siamo conosciuti quindi sui nostri monti, e da allora ne abbiamo combinate un bel po’ assieme!
Håkon Gebhardt - avevamo un brano (Est. 1973) che aveva delle vibe molto country alla Harvest. Quindi abbiamo chiesto ad Hakon e il suo amico Kjell (che suonò la steel guitar negli album dei Motorpsycho della serie country The Tussler) se volevano suonarci qualcosa. Il pezzo gli è piaciuto molto ed ora li possiamo sentire sul disco! Martin c’ha fatto da ponte per proporglielo.

Album preferito dei Rolling Stones?
'Sticky Fingers'.

Cosa succede tutte le volte che li ascoltate?
Nel mondo almeno una persona decide di non proporsi a un talent show ma di provare a fare vera musica. O qualcosa di utile quanto meno per se stessi. Sarebbe bello! Di sicuro mettono una carica assurda.

Provate adesso a recensire ‘Est 1973’ e ‘Rather Than Saint Valentine’s Day Part III’ per i nostri lettori..
'Est 1973' è country cosmico dove come detto sopra suona uno dei nostri idoli di sempre ovvero Håkon dei Motorpsycho. Parla della rassegnazione di quando lasci andare le persone, di come le cose non vanno mai come te le aspetti, e di come comunque c’è sempre speranza per andare avanti. E che la mia chitarra è stata fatta nel 1973. 'Rather Than Saint Valentine’s Day Part III' invece è un brano vecchissimo che scrissi tipo sette anni fa e me lo sono cantato nella testa per tutti questi anni. Abbiamo provato a mischiare la psichedelica inglese con atmosfere battistiane periodo 'Anima Latina' e finalmente abbiamo chiuso un cerchio. Ora nella mia testa c’è spazio per nuove canzoni e idee e il prossimo disco finalmente sarà r’n’b.

Ci sono delle band italiane con cui avete legato in modo maggiore rispetto ad altre?
Come ispirazione maggiore ti dico i Jennifer Gentle. Come grandi amici in città dico Jenny Penny Full e Hardcobaleno che abbiamo avuto il piacere di produrre. Poi ce ne sono un sacco che fanno musica diversa e sperimentale rispetto alla nostra ma con un attitudine e un’intensità che è veramente impressionante, tipo Above The Tree, Kuru, Babau… Infine ti cito i Sonars, da Bergamo. Giovanissimi. Pop psichedelico eccezionale. Son due fratelli inglesi e una ragazza che penso faranno tanta strada se continuano così. Fanno tutto da soli, come facevamo noi all’inizio, e sanno dove vogliono andare, cosa che non posso proprio dire di noi quando abbiamo cominciato.

Ritenete che il vostro album sia più adatto al pubblico di casa nostra o esterofilo?
Diciamo che senza alcun snobismo non ci vogliamo neanche porre il problema. La nostra vuole essere solo la MUSICA migliore che siamo in grado di fare. Senza alcun confine.

(parole di Tobia)

C + C = Maxigross
From Italia

Discography
Ruvain (2013)
Fluttarn (2015)