Come è nata l'idea di un progetto tanto ambizioso come un'opera? Avete cercato di reinventare voi stessi oppure trovare nuove forme di espressione?
Il Copenhagen Opera Festival ha voluto commissionare la loro nuova opera e hanno chiesto a noi ed al nostro caro amico e collaboratore Karsten Fundal di comporla insieme. Abbiamo accettato rapidamente. L'idea di lavorare ad un'opera ci sembrava eccitante e stimolante allo stesso tempo. La richiesta è anche arrivata al momento giusto perché stavamo cercando un progetto che si differenziasse da tutto ciò che avevamo fatto in passato. É stato il dono di cui avevamo bisogno. Insieme abbiamo sperimentato con la musica tradizionale e il mondo classico. Volevamo rompere le convenzioni dell'opera come genere. Il risultato è una canzone ciclica che parla di perdita di identità, di amore e della vita stessa. Non è un obbligo oppure un mantra particolare il fatto di reinventarci tutte le volte, penso che faccia parte del nostro codice genetico e infatti è successo con quasi tutti gli album che abbiamo pubblicato. É nel cuore della nostra ispirazione e fa parte integrante del modo con cui collaboriamo all'interno della band. Normalmente iniziamo un nuovo progetto ponendoci la domanda “what would happen if we..”
Quali sono state le difficoltà più grandi nel completare il processo? Dove avete registrato? Quanti musicisti sono stati coinvolti?
In un'opera ci sono molte parti da coinvolgere. Molte persone che devono lavorare insieme e condividere l'obiettivo finale a cui tutti hanno partecipato alla realizzazione. Abbiamo scritto la musica insieme a Karsten Fundal e poi Ursula Andkjær Olsen ha composto tutti i testi. Per la premiere a Copenhagen abbiamo avuto con noi anche il drammaturgo e regista Christian Lollike, la scenografa Marie Rosendahl Chemnitz e il produttore Tine Reingaard. Soddisfare i sogni di ciascuno dei componenti è stato il compito più complicato ma, guardandoci indietro, non credo che ci siamo andati troppo lontani. 'Leaves - The Colour of Falling' è stato registrato dopo le prime performance a Copenhagen. Dieci musicisti e cinque cantanti hanno partecipato per due giorni. L'abbiamo chiamata The Happy Hopeless Orchestra. Il nostro amico Francesco Donadello si è occupato di registrazione, mixaggio e mastering. È stato grandioso e siamo davvero felici del risultato finale.
Foglie morte, colori tenui, l'autunno in generale è un simbolo di decadenza e catarsi. Considerate 'Leaves - The Colour Of Falling' il vostro album più cupo in carriera? C'è un tema principale che lega i vari movimenti tra di loro?
Lo è sicuramente ma per certi versi anche il più luminoso. Quando realizzi che la morte è inevitabile, sei in grado di comprendere appieno la bellezza e la magia della vita. La vita è bella a causa del decadimento di esse e nei testi ci sono riferimenti a questa poetica. C'è inoltre un'altra riflessione ancora più oscura da fare. Vita, decadimento e morte sono le forme naturali di un ciclo ma quando gli esseri umani disturbano l'equilibrio della natura rischiano di uccidere la scintilla della vita.
Cinque cantanti diversi non sono pochi. Come avete costruito le linee vocali?
Casper è uno di essi e gli altri possiedono un background classico. Una di loro è Lisbeth Balsley che negli anni settanta e ottanta è stata una delle più importanti cantanti di Wagner. Ha girato il mondo come una star e anche se adesso ha più di settant'anni se la cava ancora bene. Lavorare con lei ha rappresentato un grande stimolo.
Avete formato i Liima per potere essere liberi di rompere qualunque barriera con gli Efterklang? L'approccio compositivo è differente?
Ci siamo incontrati con Tatu Rönkkö nell'estate di due anni fa e abbiamo composto sei pezzi insieme di cui eravamo eccitati. Suonavano come nient'altro mai composto da noi fino a quel momento e così abbiamo deciso di dare vita ad una nuova band. Il songwriting dei Liima è molto differente da quello degli Efterklang. Scriviamo pezzi velocemente facendoci ispirare da sessioni di improvvisazione. Avviene tutto nella stessa stanza senza avere bisogno di uno studio o di software per comporre. Molto old school. Come una garage band con i synth.