Di quali battaglie parlate con il nuovo album?
Niente di così serio. Piccoli dilemmi che capita di affrontare durante la vita. Il tema su cui è incentrato l’album è comunque incentrato su esperienze personali.
É stato difficile ripartire dopo un album come ‘Siren Charms’?
Non lo è stato affatto. Al contrario cominciare un nuovo processo di scrittura è liberatorio.
Questa volta avete deciso di registrare a Los Angeles..
Prima di scegliere abbiamo parlato a lungo con Howard Benson. Lo conoscevamo per i suoi numerosi successi ma sapevamo anche che non aveva mai prodotto niente di simile al death metal. È stata un sfida in tutti i sensi e spostarci a Los Angeles è stato il modo più pratico per lavorare insieme. Rispetto a ‘Siren Charms’ le operazioni si sono svolte in maniera del tutto differente. Siamo infatti partiti da alcuni demo con voci registrate alla meglio. Howard ha ascoltato i demo e si è fatto un’idea sul nostro approccio compositivo. É stato l’unico produttore, tra quelli con cui avevamo parlato della possibilità di lavorare insieme, che non voleva cambiare le canzoni. Il suo obiettivo fin dall’inizio è stato quello di metterci in grado di pubblicare il migliore album di sempre.
Qual è stato il contributo di Joe Rickard?
È arrivato quando il processo era già quasi concluso. Ci ha dato una mano sul programming ma siamo certi che dal vivo il suo contributo sarà eccezionale.
Cosa è cambiato in termini di stile?
Credo che rispetto a ‘Siren Charms’ quest’album sia più forte nelle dinamiche. L’intero pacchetto è strutturato sulle dinamiche e fin dal primo chorus abbiamo capito che avevamo intrapreso la direzione giusta.
Anche ‘Atoma’ dei Dark Tranquillity è un grande album..
Non sono ancora riuscito ad ascoltarlo per intero. Mi hanno girato alcuni assoli ed un paio di brani ma erano ottimi. I Dark Tranquillity sono una band che non tradisce mai e rappresenta l’orgoglio della scena svedese. Non abbiamo mai sentito la competizione perché siamo come fratelli.
Cosa puoi dirci della scena attuale nel tuo paese?
É complicato rispondere perché non sono praticamente mai a casa. Nella mia abitazione tengo i cd ma buona parte del tempo lo passo in tour. Al momento ci sono delle ottime band ma non mi pare che si possa parlare di scena come quando uscirono At The Gates, Dark Tranquillity e In Flames.
Avete già pensato alla scaletta dei prossimi concerti?
É uno degli aspetti più complicati del fare parte di una band di lungo corso. Ci concentreremo sugli ultimi album anche perché li abbiamo scritti con la dimensione live in mente.
Parliamo di te adesso. Qual è stata la tua prima band?
Prima di entrare negli In Flames suonavo con gli All Ends e i Flesh Of Sights, insieme a Patrik Jerkstone dei Dream Evil. Registrammo un demo nel ‘93 e poco altro.
Qual è stata la prima canzone che hai scritto per gli In Flames?
È stata ‘Artifacts Of The Black Rain’ ovvero la terza traccia di ‘The Jester Race’.
Quando hai cominciato a guadagnare qualcosa con la musica?
Ricordo che ci pagarono bene per il tour con gli Atrocity. ‘Clayman’ è stato comunque l’album della svolta dal punto di vista economico.
Quali sono i tuoi vizi peggiori?
Oltre a bere quello di giocare d’azzardo.
Qual è il party più selvaggio a cui hai partecipato?
Ne ho visti un paio con cocaina e alcol. Poi siamo stati in tour con una band black metal e nel bus si divertivano parecchio.
Sei ancora in contatto con Jesper Strömblad?
Siamo amici e continua a supportare la band. Alcune sue dichiarazioni sono state strumentalizzate. Ai tempi in cui suonava ancora con noi i social network non avevano il peso di oggi sulle persone.
(parole di Björn Gelotte)