Prima di tutto vorrei che parlassi del tuo background e dei tuoi progetti passati..
Ho iniziato a suonare il pianoforte a sei anni e continuato fino a dodici circa. A quel punto mi sono reso conto che mi piaceva cantare e ho tentato un approccio cantautoriale registrando centinaia di canzoni dal 2005 al 2008 (che poi sono finite su ‘Ravens’). Dopo di che ho cominciato a sperimentare di più misurandomi con strumenti come la cetra, il flauto e la fisarmonica. Tra il 2010 e il 2017 ho fatto parte di diverse formazioni punk (Stumpstock e Motvilja), ho collaborato col collettivo avantjazz-sperimentale Jante Koltrast Jazz Kvartett e con gli ungheresi Fjord.
Mi è piaciuto molto l’album dei Fjord. É stato difficile registrare qualcosa di totalmente diverso dal punto di vista dell’approccio e dello stile?
Non molto. Quella col polistrumentista sardo Marcello Lella posso considerarla la più fruttuosa delle mie collaborazioni. Il nostro processo è stato diretto e intenso; uno di noi presentava un’idea o una canzone completa ed insieme ne discutevamo e ci lavoravamo sopra in studio. Provenendo da background diversi il risultato era sempre imprevedibile. Per esempio ‘Copenhagen’ è nata come ballata al pianoforte e adesso è del tutto diversa.
Come sei arrivato a pubblicare ‘Music For Sketches’ nove anni dopo ‘Ravens’?
Fin dall’uscita di ‘Ravens’ ho cercato nuove sonorità e nuove modalità per esprimere me stesso. Una delle ragioni per cui ho militato in tante band è perché cercavo la mia identità. ‘Music For Sketches’ combina melodie pop, ambientazioni, esperimenti e legame con la musica classica. Avendo studiato piano per così tanti anni rimarrà sempre con me.
Dove hai registrato l’EP?
All’Opera Zongoraterem di Budapest. Affittano delle sale prove con pianoforte e quindi ho portato tutta la mia roba lì. Cercavo di creare qualcosa di simile alle release neoclassical con un suono “nudo” e “ridotto all’osso” come va di moda adesso. Il mio set-up era semplice: laptop, soundcard, due microfoni a condensatore e due microfoni dynamic. Per ottenere l’effetto “Una Corda” ho mixato le mie registrazioni con strumenti e moduli VST ed il risultato è molto pulito e distintivo.
Ti piace più la neoclassica oppure il jazz?
Difficile da dire. I miei gusti musicali variano di volta in volta. Direi che l’amore per il jazz è stato più duraturo ma la neoclassica è una materia che non mi annoia mai. Non amo i limiti.
Chi sono i tuoi artisti neoclassical preferiti?
Nils Frahm è un genio assoluto. Adoro anche Max Richter, Philip Glass, Olafúr Arnalds, Daigo Hanada, Ed Carlsen e Michael Price.
Prova a recensire ‘Vagrant’ e ‘Float’ per i nostri lettori…
‘Vagrant’ è stata scritta sette-otto anni fa in forma di ballata jazz. Non sapevo cosa farci finché non ho iniziato a sperimentare sui layer del piano. Mi sono ricordato la vecchia melodia ed in una notte era totalmente cambiata. L’outro pianistica è molto sognante. ‘Float’ l’ho scritta quando mi sono trasferito a Budapest. Visitavo spesso un caffè jazz, IF Kávézó, e sono diventato amico dello staff. Mi hanno fatto suonare il loro piano e ho organizzato delle serate durante una delle quali ho provato la intro di ‘Float’. Dopo un quarto d’ora avevo praticamente completato il pazzo. Volevo registrarla a tutti costi e quindi sono dovuto uscire di corsa dal caffè, salire sul tram e cantare la melodia per non scordarla. La piece avrebbe funzionato anche senza l’arrangiamento d’archi finale. Trasmette un senso di infinito.
La tua musica è molto cinematica. Ti piacerebbe comporre delle colonne sonore?
Mi piacerebbe avere l’opportunità. Per un certo periodo in Ungheria ho collaborato con un regista persiano, Khoshro Khosravi, che stava girando un documentario e cercava della musica per piano e archi come colonna sonora. Non ho trovato il tempo per proseguire il lavoro ma vorrei scrivere qualcosa di simile in futuro.
Perché hai scelto un artwork geometrico?
Non c’è un significato particolare. L’ho disegnato io stesso mentre ascoltavo ‘Float’. Credo che le linee che svaniscono siano una perfetta metafora di come lavoro al pianoforte in studio. Layers, layers e ancora layers. Alcuni visibili e altri meno.
Pensi di pubblicare presto un full lenght?
Forse un full lenght è troppo impegnativo. Vorrei comunque registrare un nuovo EP prima di primavera. Non ho niente di completo ma sto lavorando ad un altro tema come per ‘Music For Sketches’ per legare le tracce ad i luoghi che ho visitato o in generale alle esperienze che ho vissuto di recente.
Cosa puoi dirci della collaborazione con Hoshiko Yamane?
Ho saputo di lei quando ho visto che i Tangerine Dream erano tornati in tour. Ho diversi dei loro dischi e quindi l’ho contattata sperando in una possibile collaborazione. Abbiamo ascoltato il nostro materiale, il suo nuovo album ‘Threads’ è appena uscito e davvero bellissimo, e cercato di trovare un punto comune. La decisione è stata quella di scrivere un pezzo a testa e lasciare che l’uno o l’altra entrassero nel pezzo con il proprio strumento. Lei ha registrato i violini a Berlino e io il pianoforte a Budapest. È stato molto interessante.