Quando avete scoperto che Bobby era morto? Vi siete meravigliati? Spaventati?
Rebecca: La morte non è cessazione, né un punto di arrivo, ma solo una fase, fra le tante, di una metamorfosi.
Il vostro è uno stile coraggioso e ricco di contaminazioni. La sensazione è che il prossimo disco sarà ancora diverso, quindi vi chiedo.. chi sono adesso i God Of The Basement?
Enrico: Adesso i God of the Basement sono una band consapevole, che si trova nel pieno di un continuo processo creativo. Stiamo ricevendo tantissimi stimoli esterni riguardanti questo album e la cosa non fa che alimentare la nostra voglia di non fermarsi più.
Quando avete cominciato a comporre il nuovo materiale? É stato un processo complicato?
Tom: Dopo l’uscita del primo disco, verso la fine 2018, ci sono stati alcuni mesi nei quali ci siamo dedicati principalmente all’attività live ma già qualche idea stava iniziando a prendere forma. Poi a cavallo tra il 2019 e il 2020 abbiamo concretizzato quello che avevamo in mente in modo del tutto naturale.
Com’è stato lavorare con Samuele Cangi e Tommaso Giuliani? Che tipo di suono avevate in mente prima di iniziare il processo?
Enrico: Premettendo che avevamo già lavorato con Samuele per il primo disco, questa però è stata la prima volta al Blue Moon Recording Studio, insieme anche a Tommaso. Sono amici e persone che stimiamo moltissimo come musicisti e professionisti.
Tom: Il tipo di suono che avevamo in mente era già abbastanza chiaro fin dalle prime pre-produzioni, è bastato farle ascoltare a Samuele e a Tommaso per raggiungere subito un'intesa sulla direzione che volevamo prendere. Lavorare con loro è stato stimolante, sono stati bravi ad assecondare le nostre pazzie e ci hanno aiutato molto ad affinare il sound.
Vi siete ispirati a qualche album in particolare in termini di produzione e mixaggio?
Enrico: Di solito ci lasciamo trasportare da quello che è il naturale flusso nella lavorazione di un album, ma sicuramente non possiamo negare i nostri riferimenti imprescindibili tanto a livello compositivo quanto di produzione, cioè artisti come Beck e Gorillaz, solo per citarne un paio.
Di cosa parla ‘Six Six Cigarettes’?
Tom: In realtà, l’idea per questo pezzo si è sviluppata molto attorno alla musica. Il testo non parla praticamente di niente. Si tratta solo di un delirio di autocitazioni. Nelle strofe vengono citati tutti i titoli dell’album precedente, mentre il ritornello è un manifesto programmatico dell’intero nuovo album.
C’è un testo che vi descrive al cento per cento? E perché…
Tom: Direi di no. Non ancora. Probabilmente non ci sarà mai.
Di chi era la macchina che avete distrutto nel video di ‘Never Made It To Hollywood’? Ci siete mai stati?
Rebecca: La macchina era di Alessio, il batterista, che ci ha gentilmente concesso di vandalizzarla prima della rottamazione. È stato molto liberatorio.
Tom: Hollywood è come vivere in un film. Io qualche anno fa ho avuto la fortuna di andare a Los Angeles per una data. É una città incredibile e piena di energia.
Com’è nato il concept dei video di Rebecca? Il tuo talento in ambito fotografico e video è evidente. Stai pensando di realizzare video anche per altri artisti?
Rebecca: L’idea più embrionale è nata durante un viaggio in macchina in cui il batterista, parlando di video, propose di seppellire uno di noi. Da lì è nata la visione che si è concretizzata nel video di ‘Bobby Bones’ (ultimo singolo dell’album precedente). I due personaggi argentati, inizialmente solo dei “traghettatori”, sono diventati le mascotte visive di tutto il lavoro successivo. Quasi per caso abbiamo trovato in loro la giusta carica ironico-espressiva. Per quanto riguarda i video musicali, personalmente ho iniziato proprio facendo video per altri artisti, circa cinque anni fa, a oggi la creazione di contenuti video è la mia principale occupazione.
Ci sono altri gruppi fiorentini o comunque toscani con cui avete stretto un rapporto particolare?
Enrico: Sinceramente negli ultimi anni sento un bellissimo senso di comunità tra le band del fiorentino e zone limitrofe, preferisco non nominare nessuno perché la lista sarebbe troppo lunga ma sono tutti quei musicisti con cui ci ritroviamo sempre sotto un palco a sostenere la musica indipendente.
Quali sono i dischi che avete ascoltato di più durante il lockdown?
Enrico: “Daisies of the Galaxy” - Eels
Tom: “Desperate Youth, Blood Thirsty Babes” – TV On The Radio
Rebecca: “Eternal” - Guts
Quanto odiate il termine heavy pop?
Enrico: In realtà, lo adoriamo. Il termine “pop” è spesso frainteso, per noi invece è un motivo di orgoglio, e poi a chi non piace un po’ di sana carica “heavy” nella musica!