Intanto direi di presentare il nuovo membro nella band.
Rasmus è entrato ufficialmente nella band quest’anno ma ci ha accompagnato in tour per quasi due anni quindi ormai non è più nuovo per noi. È fantastico vederlo suonare dal vivo ma soprattutto in studio. In occasione dell’EP ‘A Whisp Of The Atlantic’, il basso era stato registrato da David ed in parte anche da Sylvain quindi adesso è bello avere di nuovo un bassista.
Te invece sei nella band da cinque anni. Com’è stata l’esperienza fino a questo momento?
All’inizio è stata molto intensa a causa del tour. Non ho praticamente avuto un momento di respiro, ma mi sono trovato subito bene con gli altri ragazzi e mi hanno aiutato a familiarizzare col pubblico. È stato davvero eccitante vedere tutta quella gente che inneggiava a me come se fossi un membro fondatore. In quest’ultimo anno ho riposato di più e sono entrato in studio con grande energia.
Qual è stato il tuo contributo in studio?
David e Björn scrivono buona parte del materiale. Anche Sven compone qualche parte, ma in generale è sempre David che dà inizio al processo. Ci ha girato le versioni grezze di alcune canzoni e ci siamo ritrovati per discutere di quali modifiche apportare. Poi in studio ci sono stati momenti di grande libertà in cui ognuno di noi ha dato il proprio contributo. Personalmente mi piace essere preparato quando entro in studio quindi mi sono studiato bene le mie parti e sapevo già che tipo di suono ottenere.
Qual era l’obiettivo col successore di ‘Verkligheten’?
Abbiamo cercato di dare alle stampe un disco che rappresentasse la naturale continuazione di ‘Verkligheten’ ma allo stesso tempo di proporre qualcosa di nuovo. In realtà David non ha mai smesso di scrivere e infatti è uscito ‘A Whisp Of Atlantic’ e due canzoni di quelle sessioni sono finite su ‘Övergivenheten’. Il nuovo materiale è molto vario e prog però il legame col passato è sempre forte. Si parla dei problemi del mondi ma anche di disagio interiore e di come combattere i propri demoni. In testi come ‘Nous Sommes La Guerre’ e ‘Dreams Of Nowhere’ questo aspetto è molto evidente.
Se vi conosco bene avrete già tre album in archivio…
Sì, è possibile. David è un mostro.
E anche un paio dei Night Flight Orchestra…
Ahahahah.. sì probabilmente hai ragione..
Pensi che quest’album possa conquistare più nuovi fan nel mercato europeo o in quello americano?
È una bella domanda. Posso dirti che i singoli hanno ricevuto una grande accoglienza oltreoceano, ma anche in Europa siamo sempre rispettati e considerati una delle migliori band quindi è difficile da dire. In ogni caso è sempre bello ricevere commenti positivi da nuove persone e teniamo in considerazione il parere di tutti.
Una cosa che ho apprezzato dei Soilwork è che non hanno pubblicato un album vicino alle proprie origini come hanno fatto quasi tutte le band dopo la pandemia, per non rischiare di perdere parte della fanbase..
Ti ringrazio. A noi non interessa pubblicare sempre lo stesso album. Sarebbe noioso principalmente per noi stessi. Vogliamo che i dischi abbiano un sound naturale e, da un paio di lavori, ci troviamo molto bene con Thomas “Plec” Johansson che è perfetto per mixare il nostro materiale e ci aiuta a rimanere freschi.
Qual è la traccia che ha guidato l’intero processo?
‘Death, I Hear You Calling’ è una delle prime che abbiamo terminato e ha dato il via ad una serie di scelte in termini di produzione e mixaggio. Anche la title track e ‘Dreams Of Nowhere’ sono state completare prima delle altre e rappresentano bene quello che sono i Soilwork in questo momento.
Qual è stata invece la canzone più difficile da registrare per te?
Senza dubbio ‘Is It In Your Darkness’ perché è davvero intensa e tirata fino alla fine.
Qual è il tuo batterista preferito?
Gavin Harrison dei Porcupine Tree. Riesce a suonare parti super complicate facendole apparire semplici.
E invece il batterista con cui hai suonato in tour che ti ha sorpreso maggiormente?
Senza dubbio Ken Bedene degli Aborted. È semplicemente pazzesco ed il momento migliore del pomeriggio era vedere il suo soundcheck.
(parole di Bastian Thusgaard)