Vivi ancora in Lussemburgo?
Sì, ci sono tornato dopo aver vissuto un po’ a Londra e in varie città della Germania per tanti anni.
Quali sono i tuoi ricordi musicali più belli?
Ricordo quando componevo in alcuni posti in cui ho vissuto. Mi ricordo per esempio i giorni passati sui monti Wicklow, in Irlanda, a lavorare al materiale che poi sarebbe diventato ‘The Lone Furrow’. Ricordo quando me ne stavo sul letto della casa in cui ho vissuto per tanti anni a girare i canali della televisione e scrivere ‘Who Only Europe Know’. Ricordo quando ho scritto i primi tre album, dietro al bancone di un negozio di liquori in cui lavoravo a Heidelberg. Quando ascolto quei pezzi mi ricordo di come li ho scritti o dove sono nati. Poi i primi concerti che ho tenuto in Lussemburgo fanno parte del mio codice genetico, esattamente come gli show punk che ho visto quando avevo dodici-tredici anni.
Sei stato influenzato da vecchi dischi o cassette?
Sì, ci sono cresciuto. Amavo i vinili di favole e mitologia. Appena scoprivo della musica la copiavo in cassetta. Facevo irruzione nella collezione di mio padre, che aveva tanti dischi di Leonard Cohen e Jacques Brel. Erano giorni magici.
Qual era la tua visione quando hai dato vita al progetto e pubblicato album come ‘Confessions D’Un Voleur D’Ames’ e ‘Masse Mensch Material’? Quanto sono cambiati i tuoi obiettivi adesso?
La differenza è che adesso mi pongo degli obiettivi. Non avevo alcun piano quando ho cominciato. È semplicemente successo e non pensavo che sarei durato tanto a lungo. Adesso il piano è andare avanti di anno in anno, tenere insieme le persone per organizzare i tour e cercare di sopravvivere in qualche modo in un’industria di cui sono stato fortunato di non fare mai veramente parte prima che implodesse. Adesso sta scomparendo tutto. Per fortuna ho sempre dovuto improvvisare, ma alcuni colleghi hanno dovuto dedicarsi ad altro per sopravvivere perché tutto stava andando a pezzi. Quindi tutto ciò di cui sono impegnato ora è tenere lontani i lupi dalla porta.
Hai risolto i problemi legali legati al moniker?
In parte sì, visto che siamo riusciti a togliere il trademark nemico in Europa. Gli Stati Uniti sono un animale diverso e ci sarà ancora da fare, pero’ non posso entrare nei dettagli. Sono sicuro che tu capisca.
‘Icarus Rex’ e ‘The Ripping Of The Veil’ sono spettacolari. Di cosa parlano?
Non amo dare spiegazioni sui testi. Credo che sia tutto nelle canzoni. Non c’è niente che possa aggiungere per rendere l’opera più attraente o questi pezzi più ricchi di significato. Poi penso che fornire un manuale di istruzioni per le canzoni finisca per ucciderle.
Cosa puoi dirmi delle registrazioni? Cosa volevi cambiare in termini di produzione e mixaggio?
Niente, in realtà. Abbiamo solo scoperto i synth analogici e sperimentato a lungo per dare una nuova veste alle canzoni. A qualcuno potrà piacere, ad altri meno ma personalmente sono molto felice di questo sviluppo. Ci ha dato una tavolozza nuova con cui operare, ma per il resto il team non è cambiato.
Qual è stato il momento più eccitante durante le sessioni di registrazione?
L’intero processo è sempre eccitante per me. Ogni canzone è una battaglia. Ogni canzone combatte per la propria esistenza. A volte non ce la fanno e finisce nel cestino. A volte ci vuole tempo perché un pezzo possa mostrare la propria dimensione e altre volte invece nasce in maniera naturale. Non seguo una formula predefinita.
Quali sono stati i momenti più belli in carriera?
Mi auguro che debbano ancora arrivare ma sono fortunato ad aver potuto conoscere alcuni grandi musicisti, attraverso il mio lavoro. Persone che rispetto e ammiro sinceramente.
Qualche storia divertente della tua collaborazione con Nergal?
Sì, ce ne sarebbero tante. Un gentiluomo non rivela i dettagli però. É sicuramente un personaggio interessante e diretto sotto tanti punti di vista. Mi piace molto.
Pensi che ci siano troppa competizione, gelosia e menzogna nel music business? Hai degli amici veri nell’ambiente? Sei rimasto deluso dal comportamento di qualcuno?
All’inizio non mi fido delle persone. Essendo un musicista e cercando di capire io stesso come funzionano le cose, rispetto le decisioni prese dagli altri. Ognuno pensa alle proprie cose e viviamo tutti in una sorta di pianeti individualisti. Ho comunque trovato dei veri fratelli spirituali di cui mi fido ciecamente. Ci aiutiamo a vicenda e del resto non mi curo. Gli affari sono affari e non perdo il sonno per certe persone.
Con chi suggerisci di viaggiare fino alla fine della luce?
So chi porterei con me. In effetti, presto andrò lì con lei.
(parole di Jérôme Reuter)