Attendevo con ansia il ritorno nei negozi degli australiani perché ero rimasto molto colpito dal precedente ‘Holy War’, dal tour seguente e da tutta la confusione nata nell’ultimo anno e mezzo. L’inizio è assolutamente stellare con trigger e rullante che sfiorano l’industrial dei migliori Fear Factory, un riff letale e CJ McMahon che ricorda a tutti il motivo si è ripreso il posto dopo la breve parentesi di Nick Arthur (Molotov Solution, I Declare War) ovvero spaccare tutto. Segue ‘The Son Of Misery’ e più che al deathcore i Thy Art Is Murder fanno pensare ai Behemoth ma col solito piglio moderno in termini di produzione e grana di chitarra (splendido tra l’altro l’assolo di Andy Marsh). L’aggressione in ogni caso è totale. Se qualcuno aveva considerato il terzo full lenght come una versione aggiornata di ‘Hate’, nello specifico l’evoluzione sonora perpetuata con ‘Dear Desolation’, anche grazie a Will Putney, appare evidente. Pezzi più crossover come ‘Puppet Master’ e ‘Death Dealer’ si alternano a soluzioni in linea con quanto mostrato in passato (la title track e ‘Into Chaos We Blind’) con l’asticella tenuta costantemente uno step più alto di quanto abbiamo visto nell’ultimo periodo, sia in ambito deathcore-metalcore sia per quanto concerne il metal in generale. La speranza è che i Thy Art Is Murder abbiano raggiunto la stabilità necessaria per rimanere in tour a lungo e consacrarsi in maniera definitiva lontano dal proprio paese (a mio avviso ciò sarebbe dovuto già avvenire con ‘Holy War’ e non so quanto la Nuclear Blast possa ancora aspettare). Di sicuro questo è il loro migliore lavoro in studio e le possibilità per fare bene ci sono tutte. Detto questo e giusto per rimanere in patria, non sarebbe affatto male un tour con Aversions Crown e Northlane.