L’ennesima gemma di una discografia strepitosa che comunque non è mai nulla se paragonata a quello che il trio free jazz-psych-noise, a volte anche in versione orchestra, riesce a combinare dal vivo. Il successore di ‘She Sleeps, She Sleeps’ estende ancora di più il concetto di improvvisazione caro a Mats Gustafsson, forse il più grande sassofonista al momento, Johan Berthling e Andreas Werliin. Questi ultimi spiccano soprattutto nella devastante ‘Washing Your Hands In Filth’ ma il pregio maggiore di ‘The Hands’, al di là della bellezza degli episodi singoli, coincide col livello di tensione che riesce a creare e nell’atmosfera di totale imprevedibilità che viene trasmessa all’ascoltatore. Se in passato i Fire! Avevano sorpreso per lo spaventoso impatto ed un tasso tecnico fuori dal comune adesso non si accontentano di cancellare la concorrenza in tal senso ma procedono diretti verso un songwriting più strutturato, anticonvenzionale e non necessariamente legato al jazz. Non a caso in ‘Wheels Of Fire’ e ‘To Shave The Leaves. In Red. In Black’ vengono citati addirittura Black Sabbath e Cream. Una rivoluzione in atto.