L’incidente motociclistico nel quale ha perso la vita Mitch Lucker ha segnato inevitabilmente la carriera del gruppo deathcore originario di Riverside che, chiamando in soccorso Hernan “Eddie” Hermida degli All Shall Perish, ha saputo andare avanti e proseguire in un percorso in bilico tra le caratteristiche fondanti del genere e influenze nu metal, black e grind. ‘Become The Hunter’ esce a tre anni di distanza dall’omonimo album che di fatto aveva consolidato la nuova era e viene presentato nel migliore dei modi grazie alla copertina di Adrian Baxter. Pochi secondi e le chitarre di Chris Garza e Mark Heylmun, gente cresciuta a Morbid Angel, Pantera e Korn tanto per intendersi, fanno intendere che non sarà un ascolto “facile”. La produzione di Steve Evetts (Sepultura, Hatebreed) è sporca ed organica quanto basta per spingere i Suicide Silence su un gradino superiore di tanti colleghi ed il mixaggio di Josh Wilbur (Lamb Of God, Trivium) bilancia a meraviglia voce e batteria. ‘Two Steps’ e ‘Feel Alive’, così come ‘Serene Obscene e ‘Disaster Valley’ verso fine scaletta, sono in linea col materiale precedente mentre pezzi come ‘Love Me To Death’ e ‘Skin Tight’ mostrano una veste sonora nuova ed allettante. Nel complesso i Suicide Silence si confermano ad alti livelli e dimostrano di sapere muoversi in equilibrio tra aggressività, tecnologia e melodia come pochi altri.