Dopo la fine forzata dei Motorhead, Phil Campbell non è stato a piangersi addosso. Si è tranquillamente rimboccato le maniche ed ha messo su una macchina rock di tutto rispetto insieme ad i suoi figli. Con questa band, in cui il chitarrista fa da vera e propria chioccia, si diverte a suonare puro rock n’ roll, senza perdere di vista quello che è stato il filo conduttore della sua ottima carriera, ovvero scrivere brani diretti e senza fronzoli. Certamente l’intermezzo solista di qualche tempo fa ha costituito un passo importante e diverso rispetto a quanto fatto in precedenza e quella esperienza ha portato sicuramente dei frutti positivi che si sono, poi, riversati in questo nuovo “We’Re The Bastards”. I connotati della band madre ci sono sempre, come lo si deduce in “Animals”, nella titletrack o nell’ottimo singolo “Son Of A Gun” con i suoi ragazzi che vanno spediti come un treno ad alta velocità. Le melodie ci sono, ma non arrivano facili. Bisogna ascoltare più volte una canzone per fartela entrare dentro e tale aspetto rappresenta un bene per l’assimilazione di questo lavoro. Ci sono riferimenti anche a band più recenti come i Buckcherry in “Keep Your Jacket On” o a gruppi storici come gli AC/DC che vengono tranquillamente citati in “Bite My Tongue”. Sembrerebbe, dunque, tutto sotto controllo, ma poi all’improvviso, sparsi nel lavoro, arrivano tre brani che spostano il focus e ci fanno capire come anche un musicista duro e puro come Campbell possa voler trovare ispirazione in sonorità diverse. “Born To Roam” attinge direttamente al southern rock, come se ci fosse una jam con i Black Stone Cherry. Stessa trama, con riferimenti ancora più forti, in “Desert Song” che ha dei ritmi cadenzati ed un ritornello che non lascia scampo. Ed è proprio quando tutto lascia pensare che questi due episodi siano dei break importanti, ecco che in chiusura si materializza il gioiello del disco, ovvero “Waves, canzone rock a tutto tondo. Lenta all’inizio, ariosa nel mezzo con delle melodie di impatto radiofonico, ma successivamente dura grazie al lavoro sublime sulle sei corde messo in atto da un Campbell ispirato all’ennesima potenza. Quando esperienza e rabbia giovanile si fondono positivamente in una band, il rischio di avere tra le mani qualcosa di esplosivo è davvero alto e “We’Re The Bastards” è un ordigno di quelli che possono incendiare gli animi dei veri rockers.