I lupi sono tornati e hanno dato alle spalle un altro capitolo discografia di impressionante bellezza, evitando di voltarsi alle spalle. Per la prima volta, da almeno venticinque anni che lo conosco, Fernando Ribeiro è apparso incerto sul futuro in fase di promozione, ma ciò non gli ha impedito di presentare con parole fiere e intelligenti il successore di '1755'. Dopo un album dal forte carattere storico e cantato in lusitano, gli autori di 'Irreligious' e 'Sin/Pecado' hanno deciso di mettersi ancora in gioco, cambiando produttore un'altra volta e non ponendosi alcun limite in termini di songwriting. Ne è uscito fuori un album molto vario e atmosferico, ricco di toni cupi ma anche di melodie vincenti, esaltate dalla solita performance vocale evocativa. A pochi mesi dalla ristampa di ‘The Butterfly Effect’, il capitolo più discusso in carriera, i Moonspell hanno saputo sopperire alla dipartita di Mike Gaspar e aggiungere altri elementi al loro spettro sonoro, senza smarrire la consueta direzione, ed il risultato è forse leggermente disomogeneo, ma non per questo meno organico e vincente. I suoni ottenuti agli Orgone Studios di Jaime Gomez Arellano (Paradise Lost, Ghost) sono strepitosi e, tra retaggi del passato, aperture psichedeliche e riferimenti ai Sister Of Mercy, non mancano spunti moderni e pungenti. 'The Greater Good' potrebbe essere tranquillamente un pezzo dei Pink Floyd, 'All Or Nothing' svela una nuova dimensione del gruppo e, in almeno un paio di passaggi, Langsuyar e soci citano i Tiamat, affrontando tematiche filosofiche e psicologiche e distinguendosi a meraviglia nel marasma delle uscite di oggigiorno.