Un’opera prima non del tutto centrata ma comunque ricca di spunti interessanti quella del supergruppo che vede protagonisti nomi importanti della scena italiana come Giuseppe Orlando (ex Novembre, The Foreshadowing), Cristiano Trionfera (ex Fleshgod Apocalypse), Elisabetta Marchetti (ex Stormlord e Riti Occulti) e Marco Mastrobuono (colui che percuote le grasse corde del basso in Hour Of Penance e Coffin Birth). A tratti sembra quasi che alcune scelte in fase di arrangiamento e produzione siano dettate dal desiderio di apparire moderni, ma il legame di questi quattro musicisti con la vecchia scuola è troppo forte e per fortuna aggiungerei. La base consiste in un dark metal piuttosto atmosferico, con derive gotiche e progressive. Notevole la reprise di ‘High Hopes’ dei Pink Floyd e frequenti i richiami a Katatonia e The Gathering. Gli apici in scaletta sono senza dubbio ‘Pale Dead Sky’ e ‘Night Falls’ e proprio da queste fondamenta gli Inno dovranno ripartire per cercare di dare ancora più corpo e credibilità internazionale al proprio progetto.