Il magnifico esordio dei londinesi è passato in sordina perché edito dalla piccola Kozmik Artifactz, che non è riuscita a promuoverlo come avrebbe meritato. Il passaggio alla Svart - etichetta tra gli altri di The Sabbathian, Hexvessel, Skepticism e Messa - ha senz’altro rappresentato una svolta per il gruppo e questo secondo full lenght ha tutto per diventare un classico in ambito stoner, doom e classic metal. I pregi di ‘Woodland Rites’ sono stati di fatto ampliati ma soprattutto la produzione è stata aggiornata ed il materiale in questione è in grado di accontentare gli irriducibili fan di Black Sabbath e Witchfinder General così come chi è cresciuto con Paradise Lost e Cathedral oppure chi di recente si è innamorato alla follia di Ghost o Uncle Acid And The Deadbeats. ‘The Harrowing’ inaugura la tracklist con l’Hammond di John Wright in grande evidenza, poi arrivano due pezzi da novanta come ‘Old Gods’ e ‘Leaders Of The Blind’, esaltati da un paio di riff enormi, e l’atmosfera si fa subito bollente. Il guitar work è raffinato quanto basta per ammaliare i rocker d’annata ed il cantato di Tom Templar esalta i risvolti melodici di ‘Upon The Altar’ e ‘Doomsayer’, monolitica ma allo stesso tempo predisposta ad essere dilatata in sede live. L’episodio più intrigante è però ‘You Bear The Mark’, un pezzo che sembra risalire agli anni ‘60 e che si libera nell’aere oscuro e dilaniante come se l’avesse composta una black metal band colpita dalla smania di suonare hard rock. Un album perfetto per non rimanere schiacciati da depressione e noia durante i vari lockdown, sia per chi conosce e frequenta l’Occulto sia per chi è meno avvezzo a certe cose ma desidera soltanto estraniarsi a volumi altissimi.